HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO: Poesia e Musica del Cosmo

L’APPROFONDIMENTO: Poesia e Musica del Cosmo

Diversi elementi uniscono due mondi apparentemente così differenti come la poesia, espressione emozionale, e lo studio dell’universo, che pare aprire unicamente ad un discorso oggettivo. I due piani di oggettività e di soggettività possono fondersi e dare origine alla più bella “Musica delle Sfere”, che prende forma dentro di noi. Per permetterci di compiere un meraviglioso viaggio, che sarà essenzialmente un percorso dentro quello che siamo.

Poesia del Cosmo: qualcosa che può apparire in contraddizione. Come può il cosmo essere poetico?

In realtà il cosmo può essere molto poetico ed emozionale: può essere evidente a tutti coloro che, osservando ad esempio un tramonto, sono rimasti senza parole di fronte alla sua bellezza.

Questo ‘rimanere senza parole’ coglie bene l’idea e nello stesso tempo fornisce un’immagine, semplice e diretta, di quello che la poesia è.

La poesia è qualcosa che parla oltre le parole, che comunica oltre le immagini.

Applicandolo al cosmo, la sua poesia è, allora, quello che il cosmo può comunicarci oltre se stesso. Vale a dire, quella comunicazione che va oltre la sua immagine, e rivela un Cosmo nel Cosmo, ed oltre, dalla quale scaturisce la sua profonda bellezza.

Diverso il discorso quando si cerca di indagare il cosmo, per scoprire come è fatto. Questo processo può apparire ‘freddo’ e senza poesia. Ciò accade spesso quando si passa da uno spirito di fruizione ad uno spirito di indagine. Ad esempio: un brano musicale che ascoltiamo lasciandoci portare dalla sua profonda bellezza ci darà delle sensazioni anche magiche. Però studiandolo ci poniamo da un altro punto di vista, più oggettivo ed esterno, nella posizione di chi osserva, quasi da una posizione distaccata. Allora cambia anche la modalità di fruizione e le relative sensazioni. Pare infatti che nelle persone più avvezze alla struttura musicale, l’ascolto passi dall’emisfero destro a quello sinistro, quindi passi dal puro aspetto emotivo a quello più logico, legato alla conoscenza della struttura.

Questo accade verosimilmente in qualsiasi disciplina. Anche nel cinema, analizzando un film, lo scomponiamo in sezioni longitudinali (legate alle sezioni del film) e trasversali (legate ai rapporti tra i personaggi e le situazioni del film). L’aspetto emozionale può diminuire, forse, nel senso che la mentalità sarà di tipo analitico e non più di tipo emozionale togliendo un po’ di pathos.

Tuttavia, come i critici ben sanno, dopo l’operazione di scomposizione, v’è quella di ricomposizione e a seguito di questa capacità l’emozione può fluire anche più consapevole.

Da un’emozione sostanzialmente istintiva, quindi, si passa ad un’emozione più certa e luminosa perché alla luce di una maggior consapevolezza.

Questo può valere per tutto l’ambito dello studio di qualcosa, a livello scientifico: chi analizza assume una visione esterna alla cosa: è colui che studia, indaga, scompone. Poi, al termine del lavoro di comprensione, l’emozione potrà di nuovo fluire e forse maggiormente proprio là dove non fluiva perché le cose non erano note.

Quanto detto vale anche per la poesia: analizzandola in dettaglio, scopriamo che ha una metrica, una struttura e l’emozione sembra svanire, perché ce ne distacchiamo un poco. Ma poi l’emozione rifluirà nuovamente, nella sua forma più piena, perché avremo compreso cose che prima non erano chiare.

Nella scienza, per il suo carattere oggettivo, nel senso di non suggestibile di opinione personale se non suffragata da dati, di norma l’atteggiamento è più distaccato e meno emotivo. Ma, poi, quando abbiamo approfondito come è fatta una cosa, l’emozione scaturisce ugualmente e ancora più piena.

Ammesso che la scienza sia sempre oggettiva. Forse lo è meno di quanto si possa credere, come vedremo più avanti.

Per il momento consideriamo un altro elemento che lega scienza e poesia. Quando indaghiamo qualcosa per scoprire come è fatta, sempre cerchiamo, in quella cosa, un messaggio che ci porti oltre le apparenze. Quindi, in sostanza, cerchiamo un ‘oltre’ in quella cosa.

Questo cercare una cosa per come essa è veramente, è comunque poesia perché della poesia condivide la finalità: parlare oltre le parole. Al posto delle parole qui abbiamo una struttura, un qualcosa di definito.  Che però, studiando come è fatto, tendiamo a trascendere.

E, forse, l’emozione che deriva dall’estasi di tipo scientifico è anche legata proprio a questo: analizzando e comprendendo siamo andati oltre, e questo ci permette di accedere a nuove emozioni. Abbiamo realizzato un salto percettivo proprio perché abbiamo studiato percezioni che prima non erano disponibili.

Qui si apre un’altra importante analogia: il parallelo tracciato tra poesia e scienza porta a tracciare un parallelo tra poesia e suono. E tra strutture del cosmo e suono. Verso un’idea di andare oltre il suono: un ‘oltre’ che, in questo caso, significa anche andare alle radici del suono stesso, cercando forse il suo suono generatore, lo om da cui tutto prende forma che la cimatica ha definito in forme e strutture riuscendo a fornire realmente le forme dei suoni. Questa scienza, il cui nome è stato coniato dal fisico Hans Jenny, permette davvero notevoli sviluppi anche legati all’uomo e al suo benessere.

Qui la forma stessa è trascendenza, è forma che cura e guarisce. È forma della vibrazione di cui noi stessi siamo costituiti. La cimatica, forse, è la scienza che ci permette di cogliere la vibrazione che ha dato origine a tutto, quella “forma oltre le forme” che genera universi e cosmi.

Il quadro delineato può aprire a suggestioni che sarà bello sviluppare.

L’elemento del suono potrebbe essere molto importante. Infatti, la poesia è musica concentrata in parole ed ancor più del contenuto, colpisce spesso la sua musicalità. Ricordo come, per scegliere poesie da pubblicare in una raccolta, l’editore considerasse la musicalità un elemento fondamentale dei testi: basti pensare a Meriggiare pallido e assorto di Montale dove il linguaggio diviene suono ed evocazione di cose mediante sonorità che percepiamo dentro di noi.

E si può andare anche oltre: in una poesia si potrebbe rimanere colpiti perfino senza conoscerne la lingua poiché il suo veicolo notevole di comunicazione è la sua musicalità.

Nella cosiddetta musica a programma, dove essa descrive qualcosa, come sosteneva anche il critico musicale Roland de Candlè, l’ascoltatore può godere della musica anche se non conosce l’oggetto a cui la musica stessa è dedicata.

Il suono, quindi, appare come un metalinguaggio che contiene in sé l’essenza descrittiva della realtà che rappresenta e che può essere afferrata pur senza conoscere la realtà di riferimento.

Quindi parlando di poesia del cosmo, possiamo parlare di musica del cosmo, cercando anche nel suono l’elemento generatore di cui prima parlavo: l’elemento da cui tutto può originare.

Lo stesso Platone parlava di musica delle sfere: il suono permette di capire l’universo anche a livello intuitivo e immediato e forse ci porta, come dicevo, verso la sua possibile origine.

Si aprono due strade: la prima va verso l’esterno, verso il cosmo, e l’altra verso l’interno, verso quello che siamo.

Da una parte, quindi, avremo lo studio dell’universo per quello che esso è, nella sua piena bellezza, mentre dall’altra avremo uno studio dell’uomo, della sua musica e poesia interiori: bellissime armonie che, dentro l’uomo stesso, possono risuonare.

Forse il suono della poesia sarà guida in entrambi gli universi, esterno ed interno. E grazie a questo suono, che sempre più scopriremo venire da dentro di noi e propagarsi nell’universo, percepiremo che quello che esiste dentro di noi ha un suo corrispettivo all’esterno, e viceversa.

In fondo, la nota frase come in alto così in basso di Ermete Trismegisto, ha qui la sua piena validità. Alla fine, verosimilmente, scopriremo che i due possibili percorsi si uniranno assieme, dando origine ad un solo percorso profondamente umano, dove dentro e fuori verranno a coincidere.

E, forse, scopriremo che questo suono generatore è in grado di trasportarci verso le più belle mete del nostro essere.  Fino a rivelarci che è proprio il suono che nasce da dentro di noi a creare universi e cosmi.

Sergio Ragaini
Matematico e ricercatore, Milano

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