HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO: La potenza della preghiera, sulla salute

L’APPROFONDIMENTO: La potenza della preghiera, sulla salute

“La tua fede ti ha guarito” dice Gesù alla donna che perdeva sangue (Mc 5,21 – 34). Questa frase, al di là del contesto religioso in cui è inserita, contiene una profonda verità… scientifica.
Cosa è la fede? Cosa avviene quando coltiviamo la preghiera? “L’orientamento sistematico della mente, il concentrarsi su stati mentali positivi neutralizzando gli stati mentali negativi, agisce a più livelli, e questo è possibile grazie alla struttura stessa e alle funzioni del cervello […]. Le nostre connessioni non sono statiche, non sono fissate in maniera irrevocabile: il cervello è adattabile…” (da “L’arte della felicità” di H. Cutler e Dalai Lama).
In ogni istante avvengono trasformazioni, a seconda di come noi lo usiamo e lo orientiamo: un regolare applicarsi, in alcuni momenti del giorno o della sera, a disciplinare questi orientamenti, genera trasformazioni nel corpo e nella mente poiché agisce concretamente sulle connessioni neuronali, responsabili (ossia che governano) il nostro stato mentale, fisico, fisiologico, emotivo.
L’orientamento verso quelle che l’Oriente definisce “attitudini sane” (in contrapposizione a “non sane”) costituisce un punto cardine non solo di sviluppo interiore, ma di reale trasformazione del nostro modo di funzionare, fisico e mentale, in risposta agli eventi.

La tesi di fondo del buddhismo, oggi confermata dalla scienza, è che la coltivazione di stati mentali permette di eliminare dalla nostra vita i veleni delle emozioni distruttive (gli “inquinanti mentali”) che sono legati anche a malessere interiore, fisico, a progressivi deficit della salute (a carico del sistema immunitario, endocrino, nervoso) e cognitivo (perdita della memoria, confusione mentale, malattie neurodegenerative ecc).
Un addestramento, anche di pochi minuti al giorno, consente a chiunque trasformazioni concrete in direzione di una reale fioritura del nostro essere; una reale fioritura della nostra… centralina di regolazione: la mente, il cervello.
Esistono precise aree cerebrali deputate alle emozioni/reazioni sane (come la gioia, la generosità, la compassione, il perdono) e aree che attivano le emozioni distruttive (ovvero avidità, rabbia, odio, avversione, scoraggiamento). Le prime sono legate anche allo sviluppo delle capacità cognitive (memoria, chiarezza ecc) e alla buona regolazione dei sistemi immunitario (responsabile della nostra risposta fisica agli eventi e alle malattie), endocrino (responsabile della produzione dei nostri preziosi ormoni) e nervoso centrale (che governa il funzionamento di tutti nostri processi involontari come il battito cardiaco, la pressione arteriosa ecc)[1]. Una pratica regolare agisce sviluppando straordinariamente le prime aree, e depotenziando le seconde, creando una vera inversione rispetto alle aree che normalmente (inconsciamente) noi addestriamo e in cui poi -inevitabilmente- cogliamo i frutti: fisici, mentali, emotivi.

La plasticità del cervello

“Fino a un decennio fa il dogma della neuroscienza era che l’uomo nascesse con un numero dato di neuroni, che solo poche modificazioni (trasformazioni sinattiche) fossero possibili e che i neuroni si perdessero con l’invecchiamento e non ne nascessero di nuovi. Nell’ultimo decennio si è scoperto che ciò è falso. E’ ormai dimostrato che nell’essere umano nascono nuovi neuroni per tutto il corso dell’esistenza”[2]. Il carattere, le abitudini, le capacità, gli stati d’animo e perfino la risposta fisica alle malattie, non sono un dato costante di cui siamo prigionieri. Neppure la perdita di motivazione, memoria o fiducia sono fatti costanti o immutabili. Modificando gesti e attitudini si modificheranno. Come stiamo bene, per esempio, se trascorriamo un periodo in atmosfere positive: contengono stimoli salutari.
Le cellule nervose continueranno a modificare le proprie dimensioni in base alle stimolazioni, per tutta la vita. Nell’ippocampo (sede della memoria a lungo termine) crescono nuovi neuroni per tutta l’età adulta. Le funzioni corticali più evolute (del lessico e della matematica) sono quelle maggiormente plastiche: crescono tutta la vita[3]. Questo ci aiuta a capire come sia importante sottoporci gentilmente a buoni e corretti stimoli, per il nostro benessere, sviluppo, serenità. In ogni momento avvengono trasformazioni nel nostro cervello; e da lì nella nostra mente e nella nostra fisiologia. Che stati mentali coltiviamo?

Il potenziale di guarigione

La preghiera agisce sulla plasticità del cervello depotenziando le aree deputate a emozioni distruttive (che secondo l’oriente, non sono connaturate alla mente) e sviluppando quelle legate a emozioni sane (che rappresentano la vera natura, la condizione naturale della mente); queste ultime sono collegate anche a salute e capacità mentali le quali operano così una vera trasformazione delle nostre modalità di funzionamento.
Oltre un decennio di studi e test hanno confermato come questo potenziale sia possibile per tutti, in direzione di una trasformazione fisica e cognitiva, oltre che interiore.
La meditazione come la preghiera (in sintesi i momenti che dedichiamo a orientarci verso queste qualità sane) agisce sulla plasticità del cervello depotenziando le prime aree e accrescendo le seconde.

Le emozioni

Tutti condividiamo la medesima gamma di emozioni. che possono insorgere in risposta ai diversi fattori o eventi e che vanno dalle più spiacevoli (avversione, rabbia, ansia, paura, disperazione, sfiducia) alle più piacevoli (gioia, pace, benessere, equanimità).
Esistono precise aree cerebrali che si attivano in presenza delle prime (amigdala) o delle seconde (corteccia frontale sinistra).
Queste aree sono correlate anche al potenziamento (o depotenziamento) delle capacità cognitive e alla salute (regolazione del sistema immunitario, endocrino e nervoso che attendono ai più importanti processi in esecuzione al nostro interno)[1].

Un momento di guarigione

Il tempo della preghiera può essere considerato la nostra ‘ora di guarigione’: l’ora del cuore; un momento in cui coltiviamo la resa e la benevolenza accogliendo una disponibilità a lasciare da parte per un attimo le attività fisiche o di pensiero che ci sovrastano o lasciando che ciò sia accolto in uno spazio più ampio, per esserci restituito trasformato. Immancabilmente, alla fine dell’ora di meditazione o di preghiera, ci troviamo più leggeri e più disponibili; come se quell’ansia, aggressività, paura, dolore fisico o tristezza fossero state trasformate in equanimità.
La preghiera e la meditazione operano spontaneamente questo processo, che ha un riscontro fisico straordinario. Tra i segni più evidenti:

•diversa percezione del dolore fisico;
•diminuzione/assenza di ripercussioni da stress post-trauma;
•elevata risposta del sistema immunitario;
•riduzione dei processi infiammatori;
•accelerazione dei processi di guarigione;
•spontanea regolarizzazione di battito cardiaco, pressione arteriosa, livelli di colesterolo nel sangue;
•buon funzionamento di stomaco, intestino, organi involontari;
•accrescimento della memoria e delle capacità cognitive;
•equilibrio del sistema ormonale (ghiandola tiroidea; riduzione di cortisolo; normalizzazione del sonno; regolazione di squilibri legati al diabete);
•ridotta propensione a coltivare stati mentali negativi;
•incremento della spontanea propensione verso attitudini emotive sane, indipendentemente dalle situazioni o eventi[4].

Elena Greggia
Orientalista e ricercatrice, Milano

Bibliografia e dati

[1] Dalai Lama, D. Goleman “Emozioni distruttive”, Oscar Mondadori, 2003.
Dalai Lama, H. Cutler “L’arte della felicità”, Oscar Mondadori, 2009.
F. Duranti “Supersalute” Sperling&Kupfer,  2006.
D. Servan-Schreiber “Anticancro”, Sperling&Kupfer, 2007.

“L’amigdala è la zona legata più da vicino alle emozioni negative, quali la depressione. L’amigdala è più attiva nelle persone depresse. E’ più attiva in coloro che soffrono di stress post-traumatico. E’ più attiva in persone ansiose. La zona mediale della corteccia frontale svolge un ruolo inibitore: quando essa è più attiva, l’attività dell’amigdala subisce un calo. […] Le persone mostrano diversi temperamenti e diverse risposte fisiologiche in base al grado di attivazione di queste zone della corteccia prefrontale e nella misura in cui l’amigdala risulta di conseguenza attiva e sviluppata. […] Nelle persone che coltivano emozioni positive nella vita quotidiana (come lo zelo, il vigore, l’entusiasmo, la benevolenza), risulta più attiva la corteccia frontale sinistra. Questa è la stessa zona più fortemente collegata a un calo di attivazione dell’amigdala. Possiamo spostare verso il meglio questo “punto” di sviluppo. […] Nei test di controllo, quattro mesi dopo la fine di un addestramento alla meditazione, il gruppo mostrava un aumento significativo nell’attivazione della parte sinistra rispetto a quando avevano iniziato. Non solo, in queste persone la risposta immunitaria, verificata mediante test, appariva più forte; la loro immunità era aumentata. Lobi frontali, amigdala e ippocampo hanno collegamenti estesi con il corpo: in particolare con il sistema immunitario; con il sistema endocrino che regola gli ormoni; e con il sistema nervoso autonomo, che regola il battito cardiaco, la pressione del sangue ecc. Ciò può fornirci qualche prima indicazione su come la mente possa influenzare il corpo, così da farci comprendere l’impatto delle emozioni non solo sulla salute mentale, ma anche su quella fisica. […] L’intelligenza comporta interazioni tra zone diverse del cervello. […] I lobi frontali sono essenziali nello sviluppo dell’intelligenza cognitiva. Il fatto che alcune delle zone del cervello legate alle emozioni positive siano anche in rapporto con l’intelligenza e la capacità di ragionare, suscitava l’interesse del Dalai Lama… […] Questo spostamento all’interno del cervello, verso sinistra, del punto di equilibrio emotivo, appare essere uno dei frutti della pratica spirituale. Duemila anni fa gli autori dell’Abidharma, il testo classico della psicologia buddista, avevano affermato che l’avanzamento della pratica spirituale si misura verificando un rapporto: con che frequenza e con che forza le emozioni sane o quelle distruttive si impossessano di noi, a prescindere dagli eventi. La risposta agli eventi in chi medita è come determinata da un luogo mentale capace di restituire trasformata (illuminata) la realtà. La mente è stabilmente orientata a stati positivi come la compassione, l’affetto, l’equanimità. […]”.

La tesi di fondo è che sia possibile liberarsi completamente dalle emozioni distruttive in direzione di un benessere e di una genuina evoluzione interiore. Ma già a ogni passo, questa trasformazione diventa evidente e diventa per ciascuno esperienza di prima mano. E’ questo, dicono gli orientali, che ci incoraggia nel procedere: questa fiducia (chiamata saddha) nei risultati reali che noi otteniamo, tanto che questa fiducia diventa poi fede (il secondo significato di saddha). Questa saddha si sviluppa ben presto, iniziando nella direzione e modalità giuste, e diventa motore trainante di un nostro rapido sviluppo in direzione di un competo benessere, nostro e degli altri. Così, quell’esercizio avviato forse solo per curiosità o per far fronte a una malattia o per migliorare la salute, si rivela dono che traina in misura esponenziale una vera e radicale evoluzione interiore.

[2]G. Goleman, Dalai Lama, op. cit..

[3]Edelman G. M. “Sulla materia della mente”, Adelphi, Milano 1995.
MacLean P. D. “The Triune Brain in Evolution: role in Paleocerebral functions”, Plenum Press, New York 1990.
Edelman G. M, Tononi G., “Un universo di coscienza: come la materia diventa immaginazione”, Einaudi, – Torino 2000.
Parry R. “Il rapporto mente-cervello”, Giovanni Fioriti Editore, Roma 2003.
Pincherle Maurizio, Antinori Maria, Matè Chiara, Neuropsichiatria, Ospedale di Macerata, pubblicazioni scientifiche e divulgative, 2013, 2014.

[4]Duranti F, “Supersalute”, Sperling&Kupfer..

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