APOCRIFA: De gustibus

Il fatto, ora noto a tutto il mondo grazie alle moderne tecniche di comunicazione, è oggettivamente banale e non dissimile da quanto continua ad avvenire un po’ da tutte le parti con buona pace della parità dei diritti (ma non dei sessi) e dell’educazione: una conversazione fra (soli) uomini avente in oggetto le donne. I tre, di cui uno non identificato, stanno recandosi in autobus ad un appuntamento con una signora di professione attrice per via di un prossimo ‘intervento o parte’ che il più anziano ed importante dei tre sembra potrà avere in uno spettacolo. Costui, che è anche soggetto affermato nella vita e potente nella società (uno che vince e che tutto può, per essere chiari), oltre che pieno di denaro, racconta con superiore degnazione ai compagni di viaggio di una sua quasi avventura galante (ma finita in bianco e quindi, tecnicamente, rimasta allo stato di tentativo) con una donna sposata usando quella terminologia di contorno esplicita e volgare che, almeno da noi, suolsi definire (restrittivamente, poiché magari fosse in uso solo lì) da caserma. Gli altri due gli fanno da sponda come, anche in democrazia, ben si conviene ai lacchè e il grufolante conciliabolo s’interrompe all’improvviso, tornando in un baleno alla più corretta socialità ed etichetta, solo al momento dell’incontro con l’attrice meta del citato trasferimento su gomma dei tre gaudenti. Quasi una scenetta (al netto delle volgarità).

Che è galeotto la sua parte, questo viaggio in autobus, sia perché uno spione, già al tempo, lo intercetta e lo registra sia anche perché, dopo ben dieci anni dall’evento, qualche giornalista con il naso fino del segugio, lo ripesca e lo pubblica nel pieno di una campagna elettorale che già si distingue per fair play mettendo a bollore almeno qualche chance del magnanimo candidato repubblicano alla presidenza USA.

Ovviamente il maturo, ma facoltoso personaggio e l’interlocutore conosciuto (l’altro sarà andato ad accendere un cero) forniscono qualche spiegazione di tipo anagrafico (sono passati tanti anni, ora essi sono uomini diversi e certo non lo farebbero più) e si affrettano a scusarsi con le usuali modalità (verso famiglia, cittadini, Paese e chi si fosse, nel caso, sentito offeso).

Mai nessuno -fra parentesi- che eccepisca come in privato ognuno sia libero di comportarsi come ritiene ed anche, perché no, verrescamente (tra l’altro la signora sposata oggetto delle non corrisposte attenzioni è ignota e quindi la sua virtù è salva) se la sua natura a tanto lo spinge.

No, fanno e dicono come a lor pare, ma confidando di non essere scoperti e quando invece lo sono corrono ai ripari, si fa per dire, come chi è sorpreso con le dita nella marmellata. Non c’è poi tanto da stupirsi, in effetti, se in quel vasto e variopinto Paese la gran parte dei cittadini, quelli che se lo possono pagare, ha il suo strizzacervelli portatile.

Comunque sia, monta -come di norma- lo sdegno pubblico (lorsignori sono mai stati, oltre che in caserma, in qualche luogo di lavoro od anche in società quando si formano i capannelli maschili?) e i solerti sondaggi d’opinione registrano una (ulteriore) diminuzione di benevolenza nell’elettorato femminile (anzi l’occasione fa uscire dall’anonimato alcune signore che si ricordano, a loro volta, di spiacevoli incontri con il suddetto orami sepolti dal tempo: una, che lo ebbe compagno di viaggio in aereo e quindi con qualche difficoltà a scendere, è giunta ad evocare, con zoologica precisione, il tentacolare octopus), mentre pare non ci siano scosse nell’ambito dell’elettorato maschile: ognuno interpreti il fenomeno un po’ come meglio crede.

Alla concorrente democratica non par vero poter prendere la palla al balzo ed ergersi, in nome delle donne, l’ultimo baluardo prima dell’Apocalisse. Con tutto il rispetto, signora, forse anche a qualche elettrice interesserà immaginare con quali capacità politico-strategiche il soggetto andrebbe, se fosse eletto, a confrontarsi con chi, per esempio, ha mandato a casa con le pive nel sacco il presidente uscente piuttosto che prendersi principalmente a cuore la sua educazione et inclinazioni romantiche (anche il suo regale consorte qualche precedente l’ha avuto e non era candidato, ma già presidente in carica).

La generale canea, allo stato quietatasi in fretta, ha sorprendentemente indotto, in ogni caso, il soggetto incriminato a esternare considerazioni circa l’ipocrisia congenita dei suoi compatrioti ed è quindi riuscita a fargli dire qualcosa (l’etica e l’educazione sono cose a parte, ovviamente: ognuno ha le proprie) non priva di fondamento laddove, nel corso di questa campagna, ne ha dette di tutti i colori sovente circoscrivendo il vero a variabile indipendente.

Luca Pedrotti Dell’Acqua

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