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EDITORIALE: il consiglio dei ministri ha abolito il voucher

In men che non si dica il consiglio dei ministri, smentendo la vulgata di essere lento e inconcludente, ha abolito il voucher non potendo evidentemente correre il rischio (elevato) di perdere un altro referendum che avrebbe mandato sott’acqua il partito di governo: così ha preferito la scelta, modesta sebbene comprensibile, di guardarsi le spalle più che di occuparsi di una parte non banale del mercato del lavoro.

 

Il sindacato, da anni nelle secche della bassa marea, ha ritrovato una improvvisa vampata della tramontata potenza, ma a prezzo (anche se non lo riconosce) di avere aggravato un problema reale. Poiché il voucher, la cui genesi è stata lunga oltre che motivata da esigenze vere, era una soluzione che andava incontro a determinate domande esistenti e poco rileva che ci fossero anche abusi da parte dei soggetti disonesti nei confronti dei quali un ordinamento giuridico e sociale serio ha (o dovrebbe avere) strumentazioni d’intervento diverse dal cancellare la possibilità di utilizzo a scapito di coloro i quali operano legittimamente.

Il voucher era un mezzo, tendenzialmente di transizione, deputato a togliere una parte del molto e troppo nero che affligge il mercato del lavoro per il tramite di un primo livello di tutele legittime a favore di chi tutele non aveva proprio e continua a non averle. Abolirlo perché era usato (anche) male da parte dei disonesti equivale ad abolire i coltelli perché sono usati (anche) dagli assassini.

 

Nel recente passato ci fu lo strumento della collaborazione continuata a progetto (co.co.pro.) che, abusata dai soliti furbi in malafede (peraltro senza essere intercettata più di tanto né dai controllori pubblici, che dovrebbero farlo di mestiere, né dal sindacato stesso che è presente solo nelle grandi aziende) fu abolito facendo aumentare esponenzialmente non le assunzioni, ma le partite IVA fasulle.

E di altre partite IVA del pari fasulle (il contratto d’opera dell’articolo 2222 del codice civile!) già si scrive oggi sulla stampa di settore come alternativa al seppellito voucher sempre che la scelta non sia ancora più diretta, come probabilmente anche sarà, e non consista nel versare semplicemente nero di seppia su una miriade di situazioni dalle quali il sindacato è per definizione fuori gioco.

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