HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoAPPROFONDIMENTO: La meditazione Anapana, un’attenzione sempre più fine

APPROFONDIMENTO: La meditazione Anapana, un’attenzione sempre più fine

Con la meditazione Anapana portiamo l’attenzione al respiro mentre entra ed esce dal naso. Cerchiamo di seguire questa sensazione -il respiro che entra e che esce dalle narici- acquendo la nostra attenzione in modo sempre più fine in un’area che diventa gradatamente sempre più piccola, molto piccola.

Inizialmente sarà un’area più ampia da considerare (per destare e rivolgere proprio lì la nostra attenzione: il respiro che entra ed esce dalle narici) e quando abbiamo ‘agganciato’ questa sensazione, lasciamo morbidamente che essa, l’attenzione, si avvicini sempre di più…in un’area più piccola…sempre più piccola.

Il respiro si calma. E la mente deve diventare silenziosa e attenta per poter sentire questo respiro, alla base del naso.
E’ il venire insieme di corpo (respiro) e mente (attenzione) nell’istante presente.

 

 

Come i denti di una sega che tagliano un tronco, l’attenzione sarà esattamente lì dove sono i denti in quel preciso momento. Non dovete sapere nulla del respiro prima che sia avvenuto e non dovete sapere nulla dopo che è avvenuto e se n’è andato. Ma essere delicatamente appoggiati, lì, mentre avviene.

Riuscendo a mettere in pratica questo per una parte del giorno, troverete che è molto gratificante. La mente diventa limpida e gradatamente acquista qualità che portiamo poi nel mondo.

Quando viene meno l’essere coscienti di questo contatto del respiro, durante tale mancanza d’attenzione, nell’arco di tempo d’un lampo, milioni di cose sorgeranno e si disferanno avendo voi agito meccanicamente, catturati dagli stati della mente o dalla distrazione.
Continuando a essere coscienti di questo contatto del respiro alla base delle narici -dedicando dei momenti specifici- comprenderete che un cambiamento in meglio sta avvenendo nel vostro corpo, nella vostra mente, nella vostra vita.

La mente diventa stabile e disponibile.
Comprenderete tutto questo da voi stessi e non dovrete domandarlo a nessuno.

Quindi, semplicemente, potete notare il respiro mentre entra ed esce dal naso alla base delle narici. E tornate lì per qualche attimo, ogni volta che ve ne ricordate.
Il respiro è sempre con voi.

Tutti coloro che si sono applicati -e basta poco- in questo esercizio, hanno raggiunto risultati che voi stessi percepirete come reali, concreti, benefici.
Procedete con leggerezza, semplicemente accorgendoci del vostro respiro.
And so we continue

 

La posizione

In alcuni momenti dedicati, potrete poi svolgere questo esercizio assumendo una posizione del corpo di favore all’esercizio stesso. La classica posizione è seduti su un cuscino a terra, con schiena eretta e gambe incrociate e braccia poggiate in grembo o sulle ginocchia: chiudete gentilmente gli occhi, aiuta la percezione.
Alcune indicazioni sulla posizione.

Sebbene non cerchiamo nulla di ciò che non c’è (né posizioni ideali o splendidamente comode, così come non cerchiamo estasi o stati mentali che non ci sono), tuttavia, la ricerca della giusta posizione inizialmente dovrà avere una certa attenzione. Dovrà essere una posizione rilassata (cioè priva di tensioni, ma energica. Una posizione non ‘comoda’ ma ‘rilassata’.
Dove la mente si può rilassare. Una posizione che possiamo ragionevolmente tenere per un certo tempo.

 

Queste indicazioni ci portano subito a cercare grandi comodità (ed ecco che moltiplichiamo i cuscini o appoggiamo la schiena al muro o distendiamo le gambe). Poi, forse, ci accorgiamo che non è quella la miglior posizione (posizione del corpo e della mente: anzi, richiede continui aggiustamenti) e dunque, assumiamo una posizione più dignitosa, più eretta, senza tensioni volontarie.
Lasciando che quelle esistenti lentamente di dissolvano. Mettiamo anche una certa fede, fiducia. Quindi, in parte, cerchiamo, ma in parte, anche, ci arrendiamo.

“Anche malesseri interiori e malattie fisiche vengono colpiti alla radice…” dice l’insegnante, spiegandoci che tensioni e dolori -con un po’ di tolleranza e di pratica- spariranno da sé.
Sono dovuti a tensioni interne. Dunque cerchiamo. Ma anche, ci arrendiamo…

 

 

Elena Greggia
Orientalista e ricercatrice, Milano

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