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EDITORIALE: Sopra ogni altra cosa va ricercato il silenzio

Sopra ogni altra cosa va ricercato il silenzio, indecorosamente scacciato e ridotto a memoria (per chi ancora ce l’ha) con i risultati che quotidianamente si possono verificare guardandosi attorno.

Tutti (quasi) parlano a voce sempre più alta a causa del rumore di fondo che, ovviamente, cresce e sommerge qualsiasi voce normale: onde l’unica soluzione per smarcarsi e in qualche modo apparire non sembra più il fare qualcosa nel modo migliore possibile, vale a dire realizzare o produrre un risultato, ma farsi sentire a mezzo di grida e di becere uscite. Tanto domani nessuno se le ricorda più e si può ricominciare con lo stesso registro a dire qualcosa d’altro di nuovo.

 

La scelta della post-verità, vale a dire la sublimazione della menzogna -deliberata o casuale, ma in ogni modo fatta propria- a metodo di comunicazione che trova nella devianza di una gran parte dell’anonima rete la cassa di risonanza più adatta al (proprio) vuoto, causa processi di erosione dell’intelligenza (media) e della civiltà (media) e della politica (media) i cui danni saranno verosimilmente anche più visibili nel prossimo futuro: con la sostituzione sistematica, appunto, del vuoto ai protocolli minimi di comunicazione interpersonale che, quantomeno, costringevano per esempio i politici a smentire accusando di regola i giornalisti di avere travisato le proprie parole.

 

Ora la smentita è quasi uscita di scena e il suo posto occupato, a seconda dei casi, o dalla più assoluta indifferenza nei confronti della realtà oppure dalla negazione dell’oggettiva evidenza: post-verità che il gracchiante (e ben furbo pro domo sua) cinguettio si affretta a trasferire ovunque in tempo reale aumentando l’inquinamento e l’ignoranza.

Il ritorno al silenzio, accompagnato dal fare anzi basato sul fare, è un’esile prospettiva di novello rinascimento e di umanesimo in assenza dell’avvento dei quali i molteplici grilli (absit iniuria verbis) disseminati nell’erba marcia continueranno a strillare credendo di essere solo perché hanno.

Richiesto di spiegare la formula del suo successo, Albert Einstein rispose che -se A è il successo- la formula era: A=X+Y+Z ove X rappresenta il lavoro, Y il gioco e Z tenere la bocca chiusa.

Augurio per la serata e anche per il giorno dopo: prima di parlare, ricordarsi di tacere.

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