HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – La Scatola di Dio. Come imparare a ‘Lasciar andare’

L’APPROFONDIMENTO – La Scatola di Dio. Come imparare a ‘Lasciar andare’

Tutti sentiamo, in qualche modo, che esiste qualcosa di più grande di noi.

Eppure, stentiamo ad aprirci all’ascolto. A volte accade perché osservando un cielo stellato abbiamo un’intuizione o ci si apre uno spazio di contatto più profondo o accadono eventi che paiono avere l’aspetto di doni. Sono piccole gemme e ci sentiamo ispirati, ma poi tutto riprende nella quotidianità.

La trasformazione avviene a mano a mano che abbandoniamo lo ’io vorrei’ e ci apriamo all’ascolto, con un piccolo atto quotidiano. Dietro un risveglio spirituale vi è un’azione quotidiana. Per essere vitale, la fede ha bisogno di essere nutrita da un atto costante, disinteressato e sincero.

Cedere il comando
Quando sono io che mi pongo alla guida -raccontò un giorno il monaco buddista Ajahn Sucitto- non mi sento granchè soddisfatto. Quale sia la Legge o il Bodhisattva compassionevole che stabilisce gli eventi, ho molto di cui ringraziare. Sono sempre riusciti a cogliermi in fallo; e così mi hanno sempre distolto dai miei attaccamenti e opinioni, per dispormi all’ascolto delle cose così come sono. Talvolta, è un percorso accidentato, ma ho imparato ad apprezzare le prove del cammino e l’enigmatica compassione della Via così com’è. Essa crea sempre situazioni difficili in cui devo lasciar andare

Così talvolta ci occorre una difficoltà o un evento che si ripete per risvegliarci da noi stessi e aprirci all’ascolto, cessando di essere noi alla guida. Cosa significa? Come iniziare?

Un gesto concreto
Una volta lessi un suggerimento che mi piacque moltissimo e decisi di realizzarlo. Si trattava di creare una ‘Scatola di Dio’. Non importa quale possa essere la vostra nozione di Dio. Potete (ed è fondamentale per il nostro cammino) coltivare un contatto più cosciente con questa dimensione più vasta.

A volte preghiamo in modo distratto o rimuginando o fantasticando o imprecando perché non accade ciò che vorremmo. La fede richiede un’azione quotidiana.

Ora pensate a una bella scatola. Potete ritagliare una fessura su un lato e scrivervi: Scatola di Dio: scriverete un messaggio a Dio ogni mattino (anche solo un saluto o una parola) e poi imbucatelo.

Dopo aver letto, scelsi la scatola più bella che avevo. Ci misi alcuni giorni. Avevo pensato a una bella scatola che sapevo di possedere e andai a cercarla. Ma posta in vista, non si adattava come colori e ingombro alla mia casa e non mi pareva così bella come la ricordavo. Mentre la osservavo, mi cadde l’occhio su una scatola che già dimorava su una mensola in legno: una scatola semplice e discreta che amo, dono di un’amica che non c’è più. Anche lei l’amava molto. Condividevamo la passione per la cancelleria e dentro lei vi teneva (e poi io) gli oggetti di cancelleria più preziosi e minuti, quasi un piccolo tesoro.
Non ebbi dubbi: era lei la mia scatola di Dio!
Ne svuotai il contenuto e quella (che pareva davvero parlare un linguaggio fuori dal tempo, capace di oltrepassare i confini del tempo e dello spazio) divenne la mia scatola di Dio. Qualunque scatola può diventare una scatola di Dio.

Ogni mattina, scrivete un bigliettino e imbucatelo.
L’atto di scrivere è diverso dal semplice pensare. Io prendo un piccolo foglietto quadrato; a volte scrivo una parola o un disegno o affido il nome di una persona. Più spesso scrivo un breve pensiero e affido a Dio la mia giornata, i miei gesti, il mio cuore perché sia lui a guidarli. Mi sento subito più leggera e serena. So che Dio quel giorno è con me e mi guida.

Pongo cura in quel foglietto, disegnando spesso anche un cuore o segnando, quasi a me stessa, le parole più importanti e preziose. Lo rileggo e imbuco. So che Dio guida la mia giornata. Non sempre accade ciò che vorrei. Ma forse Dio non chiede la mia perfezione e mi fa andare lenta perché io impari qualcosa. A volte la fretta vorrebbe farmi saltare quell’impegno, ma sento presto che qualcosa non funziona a dovere nel mio cuore, che rimane più immemore o chiuso.

Affidate a Dio ciò che non riuscite a risolvere, la cura di una persona, un problema o una mancanza del vostro carattere. O semplicemente, come faccio io, la vostra giornata, i vostri gesti, il vostro cuore perché sia lui a guidarli.
Scrivete con sincerità una piccola cosa. Anche oggi.
Se mi reco fuori città per alcuni giorni e non ho la scatola di Dio, avverto subito al rientro come quel gesto concreto sia trasformante. Se amate qualcuno gli dedicate del tempo, tempo reale. Con Dio accade lo stesso: dedicategli tempo e un gesto reale. Se mettete nelle mani di Dio qualunque cosa, essa avverrà nel modo migliore di quanto sareste riusciti a fare da soli.

È qualcosa che vi avvicina al significato (profondo) della meditazione Vipassana. “Diverso è il dito, ma identico è ciò che indica” disse un giorno Ajahn Chadapalo riferendosi a quell’attitudine interna che la meditazione richiede e coltiva e alla silenziosa meta cui conduce.

 

Elena Greggia, orientalista e ricercatrice

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