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EDITORIALE – Altri protagonisti, stessi tratti essenziali

La fine della Prima Repubblica, per implosione, fu accompagnata fra l’altro da una serie di indagini giudiziarie, in particolare da parte della Procura di Milano, e da processi penali che palesarono una vasta ramificazione corruttiva intrecciata con la politica e i partiti.

I cittadini, l’elettorato, apparivano seriamente orientati verso un rinnovamento di un ceto politico che non sfuggiva ad accuse di autoreferenzialità, di preferenza verso gli interessi personali e di perdita del senso della cosa pubblica e in tale chiave si spiegano anche le varie manovre intese alla ristrutturazione organizzativa o modifica delle compagini e al sorgere di nuove come il PCI trasformato in Partito Democratico della Sinistra, la nascita di Rifondazione Comunista e della Lega, il passaggio del MSI in Alleanza Nazionale, della DC in Partito Popolare Italiano, la scissione del Centro Cristiano Democratico oltre ad altre variazioni e ricomposizioni varie.

AllO svanire del CAF (Craxi, Andreotti, Forlani) subentrò il Movimento Politico Forza Italia (siamo nel 1994) che intercettò, oltre a numerosi ex socialisti e democristiani, la domanda di promozione e di stabilità economica del mondo imprenditoriale, specialmente medio-piccolo, mentre la Lega Nord cresceva oltre che su improbabili declaratorie secessionistiche su più solide e sentite istanze di rinnovamento morale (Roma ladrona): siamo alla Seconda Repubblica, secondo la vulgata giornalistica che suona sintetica, ma sostanzialmente corretta.

Ci furono osservatori, all’estero in particolare, che interpretarono gli eventi come una sorta di migrazione trasformistica: non il sorgere di qualcosa di nuovo o diverso, ma la (sorprendente) generale conversione nel sistema che si voleva cancellare, sostituire, cambiare.

Noi, a differenza dei razionali anglosassoni, facciamo meno fatica a interpretare questi fenomeni di (ricorrenti) occasioni perdute (sfortunatamente per noi, dato che ci impediscono di crescere moralmente): ci basta considerare la generale e pervasiva cultura, ai più diversi livelli, normalmente più propensa alla decadenza e la sua fatalistica accettazione (ricordate Il Gattopardo?) che all’assunzione dell’impegno civico.

La cultura dominante si accontenta di parole e di proclami e si sazia di risse e contrasti preferibilmente fra i particolari procrastinando volentieri l’attenzione circa i risultati (se e quando ci sono).

Così ora, indicativamente dal 2018, siamo arrivati alla Terza e i protagonisti sono altri, ma non tanto diversi nei tratti essenziali.

L’avere attinto liberamente dalle risorse umane giacenti (colpevolmente inutilizzate dai precedenti partiti) nel popolo e fra i cittadini ha portato al potere soggetti che circa la corruzione non hanno, sembra, sensibilità molto diverse dai loro predecessori.

Con l’aggravante, se mai, di persistere ad agire (e più per sé che per il partito, a differenza dei predecessori) in un contesto ove il livello di guardia, quantomeno normativo e giudiziario, è più alto rispetto a prima.

Non c’è differenza fra società civile (il buon selvaggio) e società politica (la corrotta), come mistificando la realtà (non era chiaro se per moda, ignoranza o malafede) si andava proclamando anni addietro, ma questa politica squallida e ripetitiva proviene in via diretta (e l’arruolamento ancor più diretto e senza intermediazioni dei suoi esponenti lo dimostra) da una società squallida il cui ideale non è il lavoro (povera Costituzione), ma l’occasione giusta per fare soldi in fretta.

C’è sempre la stessa orda che corre dietro alla stessa diligenza, cambiano solo, anagraficamente, i soggetti che la compongono.

Che poi ci siano in servizio permanente tanti Masanielli e loro pappagalli impegnati a proclamare in contrasto con l’evidenza di essere gli unici rappresentanti dell’onestà e della rettitudine rimane un rebus logico ancor prima di una circonvenzione mediatica che competerà ai prossimi votanti cercare di risolvere, se avranno l’opzione di poter scegliere gente migliore e non se la faranno sfuggire.

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