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EDITORIALE – La storia di un cane e un gatto

Un cane e un gatto, scegliete voi a piacere la parte, che si detestavano sinceramente e non perdevano occasione per darsele di santa ragione finirono per avere l’occasione della loro vita: entrare nella sala da pranzo del castello e mettersi a tavola.

Ma a condizione di avere una statura più alta rispetto a quella di cui ciascuno disponeva per natura.

Così furono costretti ad accordarsi, e alla svelta, in qualche modo e, messosi l’uno sulle spalle dell’altro (anche qui scegliete a piacere chi sopra e chi sotto), si addobbarono e si vestirono alla moda rinchiudendosi in una zimarra colorata, per taluni gialla e verde, ma per chi scrive (in ricordo di Sc’vèik e di Hasek) giallo-nera, onde non fare vedere all’esterno che, in ogni caso, non desistevano (Dio non voglia!) dal continuare a dirsele e a darsele.

In definitiva, ancorchè fattisi tatticamente accorti per il combinato disposto dell’appetito e dell’ambizione, continuavano pur sempre a rimanere un cane e un gatto.

Da ultimo, dopo avere sempre sparato ad alzo zero sull’Europa accusandola, in particolare, anche dei guai derivanti dalle proprie inadempienze o incapacità, se ne vanno a Bruxelles sentendo odor di trifola (le sempre beneamate nomine) e, ohibò, vengono a scoprire con qualche perplessità che in quella sede non solo gli altri, notoriamente dotati di minor fantasia se non proprio del tutto crucchi, non se li fumano più di tanto, ma che nel frattempo hanno intrattenuto più o meno qualche rapporto reciproco e corrisposto in qualche più o meno accettabile (tutto si può migliorare) intesa o proposito.

Perfino, ma guarda, che sembra esserci un’asse (ahi, le parole) fra Germania e Francia le quali, con tutti i loro difetti (anche reciproci), sono e permangono, nondimeno, due Paesi di riferimento reale (senza nulla togliere, per carità, a Polonia e Ungheria) con i quali sarebbe opportuno talora anche confrontarsi.

Sovranisti e populisti, due facce della medesima (questa sì) medaglia che nello scorso secolo ha prodotto stragi e che oggi, pur mantenendo tutta la sua carica destabilizzante e di ignoranza, ha (attualizzata alle nostre proporzioni e potenzialità) lo stesso valore attribuibile alla famosa mosca cocchiera raccontata dal buon vecchio e saggio Fedro in un mondo dove i sovranisti veri sono, purtroppo e in verità, già tre.

E questi (comprensibilmente) neanche vedono chi abbaia alla luna.

Confidiamo nella possibile azione benefica del prossimo mare e dell’aria iodata come nell’apporto di maggior fosforo indotto da una dieta vacanziera a base di pesce secondo, tra l’altro, i suggerimenti più aggiornati dei medici e dei dietologi.

A ogni giorno basta la sua pena.

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