HomeDialogandoNewsletterApocrifaAPOCRIFA – Scandali vaticani

APOCRIFA – Scandali vaticani

Con una certa qual regolarità emergono dal Vaticano cupe notizie che fanno la gioia di commentatori e opinionisti i quali possono così ri-sguinzagliarsi onde ri-battere ciascuno la propria pista preferita.

Il campo dove tendono a crescere le ortiche è, ovviamente, sempre quello e pur sempre il medesimo in cui generalmente sguazzano, sovente inciampandovi, tutti gli uomini chiunque essi siano (magari l’ordinazione sacerdotale portasse a tutti saggezza e probità) e ovunque essi si trovino (magari essere assisi su dorati scranni religiosi influenzasse positivamente tutti): potere, denaro e sesso.

Questa volta il seme bacato sembra essere il denaro (e il connesso potere sia personale sia d’organizzazione che naturalmente gli si intreccia) onde, in questa ritornante circolarità che avrebbe confermato allo stoico Zenone la propria idea, ecco che si rivedono i pro e i contra il papa argentino (è indicativo che il papa, per i credenti Vicario di Cristo, sia preferibilmente qualificato per il tramite della geografia: un po’ come dire a proposito di Pietro: il papa galileo); le considerazioni (opposte) circa le sue vere o tentate o velleitarie riforme; i suoi fallimenti più numerosi dei successi tutto sommato solo mediatici; le dubbie scelte circa modalità operative e persone (a posteriori: mai quelle giuste al posto giusto) oltre a, più prosaiche ma non meno urticanti, valutazioni circa il malaffare, l’incompetenza (o, per taluni, la troppa competenza) e la nebbia generalizzata in cui, a spregio delle garanzie finanziarie bensì dichiarate, ma non mai veramente a punto, vengono movimentate ingenti somme di denaro i cui titoli di proprietà sono, comunque, nelle mani del Vaticano.
E qui l’argomento è più sensibile ancora anche sotto il non sempre attenzionato (per dirla in simpatico burocratese) profilo teologico.

Per parlare (non per giudicare) con un minimo di ragione veduta sarebbero necessarie conoscenze, informazioni e documenti che difettano al semplice privato (e probabilmente anche a qualche esperto) dovendosi, nel caso, accontentare di pettegolezzi e di scarni oltre che forse un po’ reticenti comunicati.
Ma in realtà la documentazione nemmeno interessa, lasciamola agli esperti, poiché invero, prima di ogni altra cosa, si può scegliere il quadro di riferimento sotto il profilo del quale pensare al Vaticano.

Come Stato fra gli Stati, sebbene sprovvisto di divisioni militari, ma certo non di mezzi (peraltro di varia origine poiché oltre alle operazioni finanziarie non sarebbero da dimenticare le offerte dei fedeli), esso è una (strana) monarchia non costituzionale ove non vige il principio proporzionale, ma il maggioritario fra due movimenti di base (pro e contra) che vedono, tra l’altro, nel Conclave il luogo ove tirare per la giacca, pardon per la tunica, lo Spirito e vi si preparano, come sembra, con attenta tenacia contando le rispettive forze.
E come Stato costituisce forse altresì, mutatis mutandis si capisce, un Terzo Tempio, dopo quello di Erode distrutto da Tito nel 70 d. C.: proprio quella costruzione materialmente umana che, se volessimo proprio dare retta al Vangelo di Giovanni, Gesù pare abbia esplicitamente escluso nel suo esplicito e non certo criptico dialogo con la Samaritana.
Ma gli uomini, anche coloro animati dalle migliori intenzioni, non riescono all’evidenza a fare mai a meno del potere temporale e delle sue variamente connesse molteplici possibilità per cui, il tempio, ecco che l’hanno prontamente ricostruito.

Come ecclèsia esso è ente consimile a un Giano, capace di unire gli opposti e di guardare contemporaneamente avanti e indietro.
Fuor di metafora è noto il pensiero di Gesù rispetto al potere religioso del suo tempo (e verosimilmente del nostro tempo, come di ogni altro tempo dato che le parole evangeliche attraversano gli spazi) che versetti non certo fra i più problematici da interpretare dei testi evangelici riportano in modo trasparente.
Scorriamone solo alcuni.
Guai a voi, farisei, poiché amate i posti d’onore ai banchetti e i primi posti nelle sinagoghe…Guai a voi, esegeti della legge, perché avete chiuso il regno davanti alla gente; voi non siete entrati né lasciate entrare…
Ecco, la vostra casa è abbandonata! Vi dico, non mi vedrete più finché…
E’ necessario che ci siano seduzioni, ma guai a colui a causa del quale avvengono!
Questi versetti sono tra l’altro, a detta di taluni esperti, fra i più antichi in assoluto in quanto facenti parte del così chiamatoVangelo di detti, la primissima testimonianza scritta circa la predicazione di Gesù poi confluita, come dicono, nel testo di Matteo.
E’ altresì noto come Gesù, che non è mai ricordato partecipare a riti e sacrifici del tempio di Gerusalemme, non nutrisse un’alta opinione circa i flussi di affari che si facevano all’ombra dei suoi cortili, tanto che si lascia prendere la mano e trascende nell’unico atto violento accreditatogli rovesciando i tavoli dei cambiavalute e scacciandoli.
Mentre è molto attento all’offerta numericamente insignificante della povera vedova che partecipa, per quanto può, al grande tesoro comune.

Non so cosa potrebbe mai dire o fare oggi, Gesù, entrando in Vaticano (fra IOR, Segreteria di Stato, AIF, principi della Chiesa e alti prelati etc), sempre dato che mai glielo concedessero senza farlo arrestare dalle guardie svizzere (è naturale che tornino a mente non solo i sommi sacerdoti del Secondo Tempio, ma anche, per esempio, il grande vecchio Inquisitore dei Fratelli Karamazov e le sue parole peraltro sempre utilizzabili e in ogni tempo: Perché sei venuto a infastidirci?).

David Maria Turoldo ebbe a dire, con la sua consueta assenza di giri di parole, che lui, del Vaticano, avrebbe volentieri fatto a meno: opinione non del tutto isolata, ma condivisa da qualche altro credente, sacerdote (ricordo per esempio don Antonio Mazzi) e laico e, per quel niente che può valere, anche da chi scrive.
La ecclèsia cui si riferisce Gesù quando accenna a dove sono riuniti due o tre nel mio nome, lì sono in mezzo a loro (Lui che ha invano avvertito: Ma voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno padre sulla terra, perché uno solo è il Padre, né siate chiamati guide perché guida di voi è una, il Cristo¹) non è verosimilmente quella dei palazzi del potere né delle banche né quello delle ricche e rutilanti liturgie, ma nondimeno funzioni positive sono riconoscibili anche al Vaticano.
Esso è (unitamente alla persistenza nei secoli di Israele nonostante tutto e tutti) più indizio dell’esistenza di Dio di tutte le prove di teologi e filosofi messe insieme (giacché nessuna opera solo umana potrebbe sopravvivere² a se stessa in queste condizioni, peraltro comuni a quelle di ogni altra opera umana, come la storia mostra, e il Vaticano non fa eccezione: anzi) ed è, al tempo stesso, anche la prova dell’esistenza dell’anti-Cristo.

LMPD

 

Note

1 Mt 23,8-10.

2 Applicazione della regola del fariseo Gamaliele, stimato componente del Sinedrio (At 5,38-39).

Print Friendly, PDF & Email