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APOCRIFA – Parole e polvere

I Curdi sono un grande gruppo etnico, stimati in tre o quattro decine di milioni, privi di stato e di unità nazionale nonostante all’indomani della fine della prima guerra mondiale (con il trattato di Sèvres del 1920) ne fosse stata prevista la costituzione. Le loro più lontane radici risalgono nel tempo alla Scythia e alla Parthia che sono, nella memoria dell’Occidente, variamente connesse a quelle dell’Impero Romano e dei suoi variabili confini.

Basta osservare sulla carta geografica del Medio Oriente la posizione della regione montuosa del Kurdistan situata fra (partendo da Nord e in senso orario) Turchia, Iran, Irak e Siria per comprendere come le storie di queste pur rilevanti minoranze nei rispettivi quattro stati siano sempre state segnate da alterne, ma ricorrenti difficoltà drammatiche e tragiche sorti.

Negli ultimi anni, in particolare, nel quadro dell’inarrestabile e laido (a motivo degli stranieri che ne hanno fatto tavolo di gioco per i propri specifici interessi) conflitto siriano i Curdi hanno svolto una lunga e intensa, oltre che efficace nei risultati conseguiti, azione sul campo contro l’Isis (Daesh) fino a diventare, fisicamente, la barriera contro la quale si sono infrante le nere sue insegne. Con l’aiuto essenziale degli USA che hanno tra l’altro bensì loro fornito l’indispensabile supporto dal cielo (droni) e mezzi, ma pagando, essi, in prima persona un altissimo prezzo di vite.

E’, questo, un popolo strano assai, che schiera in combattimento anche le donne in luoghi ove esse sono per lo più confinate nell’ombra di oscuri paludamenti e anche questo è stato di certo un aspetto e un impatto culturale poco gradito ai fieri maschi del Califfo.

Ora gli USA, con una piroetta politica che richiama, mutatis mutandis, altri comportamenti sfortunatamente non ignoti neanche all’Italia e senza una motivazione che non sia da attribuire al caos o a una sorta di piccola Yalta segreta si ritirano dalla Siria perché guerra divenuta ridicola (come se ce ne fossero, allora, di serie) e abbandona gli alleati, rapidamente derubricati a tribù, alle mire della Turchia il cui pensiero al riguardo è a tutti ben noto.

Che infatti si è subito mossa iniziando una pesante nuova azione di guerra cui ha conferito il poetico e morbido nome di Fonte di pace: bisogna riconoscere che militari e guerrafondai, in qualsiasi civilizzazione respirino, non conoscono il senso del ridicolo. Dal 2016 questa è la terza operazione militare della Mezzaluna: le altre furono Scudo dell’Eufrate (dall’ispirazione vagamente teutonica) e Ramoscello d’ulivo, non meno leziosa della presente.
Chi sa cosa avrà mai fatto saltare la mosca al naso alla Casa Bianca (se è vera la constatazione riportata dalla stampa che i Curdi sono stati giudicati anche peggio dell’Isis) provocandone l’ira funesta.

Ma in una sola mossa ecco che gli USA, la cui performance a livello internazionale da qualche tempo lascia a desiderare, hanno nondimeno realizzato più obiettivi: i Curdi abbandonati si sono dovuti mettere con la Siria e Assad (di braccetto alla Russia) ha subito ripreso quota; l’Isis riprende a sua volta quota come le riesce, dato che gli unici a poterla contenere sono i Curdi i quali hanno dichiarato che, allo stato, hanno altre (peraltro comprensibili) priorità; dopo averle di fatto dato il via libera, gli USA hanno imposto a parole l’alt alla Turchia e fattala oggetto di sanzioni economiche ben presto ritirate mentre fra l’altro questa, componente della NATO, andava ad accordarsi con la Russia.

Allo scenario si è aggiunta la rocambolesca eliminazione del Califfo per la realizzazione della quale sono stati ringraziati tutti gli attori, anche coloro che, tanto per cambiare, smentiscono.

Una mossa da abile maestro di scacchi, invero.

E forse il segreto del moto perpetuo risiede nel cambiare continuamente idea.

Ovviamente, come in ogni evento della buona società, non sono mancati nemmeno taluni eventi marginali che, senza minimamente incidere sui fatti principali, hanno realizzato nondimeno un contorno pettegolo: l’Italia ha soldati e mezzi sul confine turco-siriano allocati allo scopo di difendere la Turchia, membro della NATO, dalle insidie siriane e russe: quale potrebbe mai essere la loro funzione aggiornata?

L’Europa e l’Italia sono (interessati) fornitori di materiale bellico verso l’esercito turco: si sono iniziati subito i distinguo fra contratti in essere e contratti futuri (si capisce, dato che la vendita di armi è da sempre un affare lucroso cui non si rinuncia per alcuna ragione).

Ho scritto più volte che se (so anch’io che né storia né politica si fanno con i se, ma la loro proiezione nondimeno a volte fornisce un’idea) i Paesi produttori rinunciassero o sospendessero per qualche tempo alle forniture certo non vedremmo la pace, ma parte dei contendenti sarebbe indotta quantomeno a tornare (bellicamente parlando) al medioevo.

Peraltro non sempre neanche così lontano, a livello culturale, da diverse situazioni politico territoriali.

Ma su tutto e tutti spicca la politica (chiamare politica questo guazzabuglio non è corretto, ma non trovo, al momento, termine migliore) fatta con i tweet o, più propriamente, con i croak; leggete questo del 45° Presidente (non ho l’originale, ma fonte è LINKIESTA, 8 ottobre): Come ho già dichiarato in modo deciso se la Turchia fa qualcosa che io, nella mia grande e incurabile saggezza, considero vietato, distruggerò e annienterò completamente l’economia turca (l’ho già fatto).

Nel frattempo, mentre il Segretario di Stato minacciava la Turchia perfino di possibile azione militare sebbene non ne fosse chiaro il motivo, i pesanti blindati USA se andavano a finestrini chiusi bersagliati da patate ed esclamazioni (bugiardi, traditori, ratti e forse qualcosa ancora) da parte di giovani e vecchi.

L’altro maestro di scacchi, viceversa, parla molto, ma molto meno e, in particolare, non si espone sui social forse pensando, a differenza degli occidentali, che a parlare si rischia sempre di più che a tacere (ovviamente non rinunciando proprio a realizzare, anzi, le proprie strategie) e forse anche memore della scuola riservata ed efficace in cui è cresciuto.

Ma è un confronto impari e asimmetrico.

LMPD

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