APOCRIFA – Da Sirio

Sirio è la stella più brillante nella notte e più vicina (solo poco più di 8,6 anni luce) alla Terra che, fin dai tempi di Greci e Romani, era considerata capace di influenzare sia le colture sia la salute (epidemie) onde era anche destinataria, in Roma, di sacrifici apotropaici.

L’espressione da Sirio o il punto di vista da Sirio indica nella cultura moderna il tema dello ‘sguardo dall’alto’, tema, già dall’antico, presente e quasi ricorrente nella poesia, applicabile -poiché induce, per quanto possibile, all’obiettività piuttosto che al soggettivismo o al diretto coinvolgimento partigiano- anche ai filosofi e agli storici allorché costoro contemplano o trattano delle cose del mondo.

E’ quindi, almeno potenzialmente, una saggia ed equilibrata predisposizione dello spirito umano o quantomeno un esercizio spirituale ad alto livello che -all’atto di considerare il rapporto degli umani con la realtà, nota et ignota, che (necessariamente) li circonda- suggerisce a colui che pensa o parla o scrive di non pretermettere (facendosi scudo dell’ignoranza volgare) né l’obiettiva insignificanza della vita terrena in rapporto all’infinitezza della realtà né la, del pari, obiettiva possibilità e capacità della creatura umana a realizzare, se vuole, opere e giorni di valore anziché nefandezze e inutilità varie.

Di fatto essa può giungere a costituire una sorta di estrema sintesi in grado di definire contemporaneamente la prospettiva della vita umana sia sotto il profilo del meraviglioso sia sotto quello dell’iniquità.

Non disgiunto dalla possibilità di reciproche contaminazioni, come l’esperienza chiaramente traccia.

Il filosofo Pierre Hadot ritiene che l’espressione appaia per la prima volta, come tale, scritta da Ernest Renan verso la fine dell’800: Quando ci si pone dal punto di vista del Sistema solare, le nostre rivoluzioni hanno a stento l’ampiezza di movimento degli atomi. Dal punto di vista di Sirio, ancora meno. (P. Hadot, Ricordati di vivere, Cortina 2009, pag. 93).

In prosieguo ‘Il punto di vista da Sirio’ divenne perfino il titolo di editoriali regolarmente pubblicati da Le Monde.

In sostanza praticare il distacco e la necessaria (e giusta?) distanza dalle contingenze allo scopo di pervenire, o avvicinarsi sempre più, all’imparzialità e a una critica tendenzialmente obiettiva per il tramite di non dimenticarsi di collocare il particolare (che pur deve essere interpretato e governato) nella prospettiva universale è una mèta che diversi spiriti fra i migliori (non certo la maggioranza e questo contribuisce a spiegare le condizioni correnti del genere umano) hanno seguito o seguono particolarmente nel campo delle conoscenze umane.

La visione dall’alto compone allora una condizione di obiettività e imparzialità molto coraggiosa, neutrale, aperta e disponibile verso il prossimo senza astio né preferenze.

Nell’ambito storico si possono ricordare i padri fondatori: Tucidide, uno dei criteri metodologici del quale era la non considerazione del lato estetico, ma l’analisi e scelta critica delle fonti, e Tacito, il cui Sine ira et studio (senza animosità e pregiudizio) è diventato criterio di riferimento proverbiale ben al di fuori della storiografia dove peraltro ce ne sarebbe ancora e sempre notevole bisogno.

Altre e numerose considerazioni in argomento sono appannaggio di poeti e filosofi e risalgono, per esempio, a Platone, epicurei, stoici e cinici (fra cui Lucrezio, Cicerone, Marco Aurelio, Luciano…).

Ovidio nelle Metamorfosi (xv, 147-159), descrive il suo incedere fra astri e nuvole e, dall’alto, osservando gli uomini che errano senza meta, privi della guida della ragione… intende rivolgere loro, che hanno paura di tutto e in particolare della morte parole di conforto le quali, nella prima parte, non sono poi dissimili da quelle, forse più note, di Epicuro: Perché temete lo Stige, perché le tenebre e vani nomi senza senso, roba di poeti e pericoli di un mondo inesistente? Ritenete per certo che i vostri corpi, eliminati dal rogo o dal tempo, non possono patire alcun male: le anime però sfuggono alla morte e sempre, abbandonata la sede precedente, vanno ad abitare in altre.

Per un lungo filo rosso, attraverso i secoli, tessuti da numerosi altri autori questi pensieri sono pervenuti fino al concetto moderno, retaggio di civilizzazione e, auspicabilmente, non banale materia di insegnamento scolastico per chi viene dopo.

 

LMPD

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