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L’APPROFONDIMENTO – Antibiotici

Mercoledì scorso è stata la Giornata europea della consapevolezza sugli antibiotici.
Riportiamo, per l’interesse del tema, la sintesi -apparsa su Anteprima del 18 novembre scorso- del servizio di Milena Gabanelli e Simona Ravizza pubblicato sul Corriere della Sera.

Le infezioni non ci hanno mai preoccupato troppo, perché c’era sempre un antibiotico che le curava. Poi l’industria farmaceutica ha fermato la ricerca perché costava troppo: dall’elaborazione di una nuova molecola alla sperimentazione sull’uomo ci vogliono dieci anni e 1 miliardo di euro, con un ritorno di uno a 100 rispetto ad altri farmaci. Dal 2017 a oggi sono stati approvati solo due nuovi antibiotici considerati innovativi. Parallelamente sono cresciute in tutto il mondo le infezioni che gli antibiotici in uso non riescono più a curare.

E in Europa l’Italia è il Paese messo peggio. L’Escherichia coli, che è la causa più comune di infezione della vescica nelle donne, è resistente all’antibiotico nel 14,6% dei casi contro il 5,3% Ue; la Klebsiella pneumoniae, responsabile di polmoniti e infezioni alle vie urinarie, nel 29,7% contro il 18,6% Ue; e lo Staphylococcus aureus, causa di infezioni cutanee – ma che può spostarsi attraverso il sangue (batteriemia) e infettare qualunque parte del corpo, in particolare le valvole cardiache (endocardite) e le ossa (osteomielite) – nel 34,1% contro il 16,8% Ue.

È quella che tecnicamente viene definita antibiotico-resistenza.
Le cause principali sono tre: 1) ne assumiamo troppi, anche auto-prescritti e in modo non appropriato; 2) vengono somministrati in quantità eccessiva negli ospedali a causa di una alta diffusione delle infezioni; 3) l’utilizzo su larga scala negli allevamenti intensivi, i cui residui entrano nella catena alimentare. […]
Il contrasto all’antibiotico-resistenza nel nostro Paese ha una “priorità altissima” e per questo, nel 2017, è stato attivato un piano nazionale (PNCAR) [Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza 2017-2020, v. il sito del Ministero della Salute, ndr].

Le indicazioni: 1) assunzione di antibiotici dopo prescrizione, dosaggio e tempi corretti; 2) rigidi controlli negli allevamenti sul corretto utilizzo; 3) studio di nuove molecole; 4) screening per batteri multi-resistenti ai pazienti critici al momento dell’ammissione in ospedale. Spendendo 1 milione di euro in test diagnostici si stima un risparmio in cure per 1 miliardo di euro. Ebbene, l’applicazione del Piano è partita a fine 2019, ma è subito rimasta bloccata per il Covid-19. Converrà riprenderla in fretta.

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