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APOCRIFA – Virologia

Alla scadenza del suo mandato D. Trump ha fatto togliere il vincolo del segreto a un documento del governo USA denominato Scheda informativa sulle attività presso l’Istituto di virologia di Wuhan (WIV) che contiene considerazioni estremamente preoccupanti, oltre che circostanziate contestazioni, sul comportamento cinese relativo alla genesi della pandemia in atto (SARS-CoV-2) che da un anno sta condizionando la traiettoria della vita nel mondo.

I contenuti di questo documento non sono stati ripresi, come forse era lecito attendersi, a livello dell’opinione politico-scientifica e questo può essere causato o da una generica valutazione di poco attendibilità dei suoi contenuti o, anche, dal diffuso discredito e confusione che hanno caratterizzato in particolare le ultime battute della passata presidenza.

Rifacciamoci allora, quantomeno contingentemente, alla missione di accertamento che un gruppo di studio sulle origini della pandemia composto da scienziati della Organizzazione mondiale della sanità (OMS), con la quale peraltro lo stesso Trump ebbe pesantemente a polemizzare per supposte inefficienza e inefficacia operative, ha recentemente condotto in Cina sulla falsariga di quanto pubblicato il 26 febbraio scorso da Nature (link all’articolo) che ha intervistato alcuni di loro.

 

La missione è avvenuta dopo che è trascorso un anno dai primi fatti ed è durata un mese di cui la prima metà trascorsa dagli studiosi chiusi in albergo per far decorrere la quarantena e questo è già un biglietto da visita sufficientemente spiegazzato che si commenta da solo.

Una dittatura ferrea e opaca, oltre che efficiente, come quella del Paese ospitante in un anno ha infatti tutto il tempo di cancellare, spostare e ricostruire a piacimento lo scenario in modo da far trovare o vedere quello che vuole.

 

Nel merito, come già riferito dagli organi di stampa e in attesa del rapporto ufficiale, la missione ha anticipato che -all’esito dei suoi quindici giorni di attività di ricerca- il famoso laboratorio segreto (Wuhan Institute of Virology, sul quale si sono concentrati gli strali degli USA) non ha responsabilità e che il virus ha probabilmente avuto origine nei pipistrelli ed è quindi passato all’uomo attraverso un animale intermedio: quindi nulla di nuovo su quanto già sembrava sapersi, ma rimane ancora nell’ignoto, secondo Nature, il when, where and how, cioè quando, dove e come SARS-CoV-2 abbia iniziato a infettare le persone giacché -allo scopo di rintracciare l’origine del virus- è necessario individuare quando siano avvenuti i primi casi.

 

La prima persona nota sarebbe stata rintracciata in un impiegato di Wuhan (che non aveva precedentemente viaggiato) il quale ha manifestato i sintomi il giorno 8 dicembre 2019, ma dato che entro il termine del mese stesso l’epidemia era già sviluppata e diffusa si ritiene probabile che il virus fosse attivo anche in precedenza.

Tuttavia non si sono trovate prove di infezioni prima di dicembre (salvo sintomi in un centinaio circa di pazienti degli ospedali della città) e i ricercatori OMS sottolineano che le analisi andrebbero ripetute con criteri meno restrittivi allo scopo di fare emergere tutti i potenziali casi e ampliando la ricerca sui ben più numerosi campioni di sangue archiviati onde comprendere se il virus si stesse diffondendo nella popolazione generale in Cina e non solo tra le persone che si recavano in strutture sanitarie locali, prima di dicembre 2019.

“C’è molto lavoro di laboratorio che deve essere fatto. ma che non è stato fatto”, è stato osservato.

Va inoltre considerato come Wuhan fosse al tempo una città collegata a livello internazionale con numerose destinazioni aeree giornaliere e che, quindi, se il virus già fosse circolato avrebbe ben potuto con facilità essere portato ovunque per il tramite dei passeggeri ancora prima di essere individuato come tale.

Non è stato chiarito il ruolo del mercato di Huanan (mercato del pesce) di Wuhan né l’animale che è stato il tramite del virus fra i pipistrelli e le persone è stato identificato.

Si opina, da parte dei ricercatori, sia stata una specie selvatica disponibile in quei generi di mercato che generalmente vendono, oltre ad animali freschi e congelati, anche animali vivi dato che numerosi dei primi infettati avevano di certo frequentato il mercato in parola.

Il gruppo ha identificato una decina di bancarelle, con offerta di selvatici e di allevamento, che avrebbero potuto far entrare il virus proveniente da fattorie situate nel sud del Paese onde anche quei luoghi di produzione dovrebbero essere indagati per accertare se ci siano state infezioni fra i lavoratori addetti o fra gli animali.

Allo stato, quindi, è probabile che il virus sia passato alle persone da animali vivi, ma è anche possibile che il vettore siano stati animali congelati infetti (forse tassi furetti, naturalmente presenti nel sud della Cina oltre che in regioni adiacenti del Sud-est asiatico) provenienti dalle fattorie meridionali sebbene non ci siano prove e, anzi, altrettanto facilmente il virus potrebbe essere stato veicolato da persone infette per avere maneggiato animali selvatici.

Per capire quale animale abbia trasmesso il virus alle persone devono essere reperite prove del virus nella sua specie.

Sono stati indagati dai ricercatori cinesi circa 30.000 animali selvatici, d’allevamento e domestici nel 2019 e nel 2020, ma senza trovare prove di infezione SARS-CoV-2 attiva o passata ad eccezione di alcuni gatti a Wuhan nel marzo 2020, ma il gruppo della OMS ritiene che il lavoro non abbia coperto correttamente la popolazione animale complessiva disponibile e che molti in più debbano essere testati in particolari negli allevamenti di animali selvatici per l’alimentazione posto che la rapidità con cui l’infezione si è propagata a Wuhan nel mese di dicembre 2019 farebbe propendere per la responsabilità del commercio degli animali selvatici.

In prima battuta sembrerebbe di poter dire che il risultato di questo (peraltro prevedibile) buco nell’acqua realizzato dal gruppo di lavoro degli studiosi OMS non si discosti sostanzialmente da quanto già la scienza locale aveva fatto arrivare in termini di notizie fuori dai propri confini geo-politici.

In seconda che non aveva neanche forse del tutto torto il presidente della Regione Veneto allorché, con la consueta sintesi, aveva fatto riferimenti alla considerevole ampiezza del menu dei sudditi del Partito facendo impermalire i residenti o domiciliati in regione di quel paese che accolsero con alti lai il riferimento al consumo di animali non propriamente (almeno del tutto) domestici i quali, dalle nostre parti, non vengono messi in pentola.

Stando ovviamente a quanto ci è noto (e crediamo) eccezion fatta per i berici vicentini che della propria dubbia fama culinaria non cessano di incolpare quelle male lingue dei Veneziani.

LMPD

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