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APOCRIFA – Tenebrio molitor larva

Il quadro normativo è, ovviamente, europeo: nel novembre 2015 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato un nuovo regolamento che abroga il precedente regolamento (CE) n. 258/97.

Il nuovo regolamento (UE) 2015/2283, relativo ai nuovi alimenti, ne centralizza la procedura di valutazione e dal 1 gennaio 2018 il compito di autorizzarli è in capo alla Commissione europea che, come parte della procedura, può chiedere a EFSA di effettuare una valutazione scientifica dei rischi per stabilirne la sicurezza.

Nello scorso mese di gennaio l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha pubblicato un insieme di pareri scientifici in esito a richieste di valutazione di nuovi alimenti e, tra questi, la prima valutazione completa di un prodotto proposto come alimento derivato da insetti e giudicato conforme alla normativa europea sui nuovi alimenti: il verme della farina (Tenebrio molitor larva) sotto forma di larve intere ed essiccate oppure in polvere.

Il documento in originale si intitola Safety of dried yellow mealworm (Tenebrio molitor larva) as a novel food pursuant to Regulation (EU) 2015/2283 (https://doi.org/10.2903/j.efsa.2021.6343) ed è reperibile sul sito EFSA.

Per completezza informativa si riporta di seguito la definizione di nuovo alimento (novel food) da parte della Commissione Europea:
Novel Food is defined as food that had not been consumed to a significant degree by humans in the EU before 15 May 1997, when the first Regulation on novel food came into force.

‘Novel Food’ can be newly developed, innovative food, food produced using new technologies and production processes, as well as food which is or has been traditionally eaten outside of the EU.

Examples of Novel Food include new sources of vitamin K (menaquinone) or extracts from existing food (Antarctic Krill oil rich in phospholipids from Euphausia superba), agricultural products from third countries (chia seeds, noni fruit juice), or food derived from new production processes (UV-treated food (milk, bread, mushrooms and yeast).

The underlying principles underpinning Novel Food in the European Union are that Novel Foods must be:

• Safe for consumers
• Properly labelled, so as not to mislead consumers
• If novel food is intended to replace another food, it must not differ in a way that the consumption of the Novel Food would be nutritionally disadvantageous for the consumer.

Pre-market authorisation of Novel Foods on the basis of an evaluation in line with the above principles is necessary.

Ma procediamo con ordine.

Le propensioni alimentari sono, sostanzialmente, immerse nella cultura specifica di una certa zona e di una certa popolazione e sovente, per non dire sempre, originano da scelte (un tempo o tuttora) obbligate derivanti dalla necessità di nutrirsi con quello che è naturalmente a disposizione e/o che si può rendere a disposizione in loco con un’attività umana focalizzata.

In uno stadio più maturo della civilizzazione possono poi presentarsi non più solo obblighi e necessità di sopravvivenza, ma anche possibilità di scelta. Rimanendo peraltro fermo il fatto fondamentale del rapporto fra bocche da sfamare, territorio disponibile e sue caratteristiche o condizioni produttive in prospettiva alimentare.

Così si spiega, in brevissima sintesi, come in giro per il mondo si mangi, alla lettera, di tutto e di più e che i gusti o quantomeno la disponibilità a nutrirsi di ogni elemento sia tanto varia (diciamo così) da dividere materie e preparazioni, secondo la rispettiva cultura, in commestibile o immangiabile, buono o cattivo, attraente o repellente etc.

Qualcuno si ricorderà che nei primi mesi della pandemia il presidente della regione Veneto ebbe a dire, riferendosi alla possibile causa scatenante dell’infezione, che in Cina si mangia ogni cosa, topi compresi (comunque oggetto di street food anche in altri Paesi del Far East), suscitando l’ira funesta della moderna progenie dei figli del cielo residente sul suo territorio e che dovette quindi anche scusarsi, ma, a parte forse una mera valutazione contingente di opportunità, aveva detto il vero.

Confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno (basta andare a vedere i resoconti culinari dei viaggiatori), dalla missione OMS che ha successivamente colà visitato qualche grande mercato alimentare.

E così, in termini di onnivorità, per vaste altre parti del mondo, Oriente o meno, come Africa e America.

In Namibia, chi scrive ha mangiato (con qualche iniziale remora dovuta, appunto, alla diversa cultura) un piatto tipico e assai considerato costituito dai mopane worms, dal sapore poi non tanto dissimile (dipende dalla ricetta) da quello delle lumache in umido che si consumano da noi e, in Messico, cavallette fritte che ricordano in qualche modo i bastoncini di patata degli aperitivi oltre ad avere apprezzato il Mezcal, distillato dell’agave, con il gusano, il verme originario della stessa pianta fluttuante in fondo alla bottiglia.

Certo anche da noi c’è qualche strappo alla regola nel settore, per esempio, dei formaggi (come il Casu martzu, pecorino colonizzato dalla mosca casearia, Piophila casei, e altri latticini semoventi tipici di diverse regioni), ma sono prodotti piuttosto di nicchia e locali.

Ovviamente anche l’occhio e l’orecchio, a loro volta funzionali alla cultura e abitudini personale, vogliono la loro parte e cooperano a condizionare la reazione soggettiva: la fotografia, nel menu, di una scodella piena di grassi vermi (dalle mie parti li chiamano eufonicamente bigatti e li usano per la pesca) o la presentazione fonica che siano anzitutto vermi non incoraggia, di per sé, a intraprendere la scelta.

E qui soccorre, nella specie e in particolare per lo straniero, proprio la millenaria cultura e tradizione orientale: la preparazione in piccoli e curati cubetti scherma efficacemente l’alimento presentato nella scodella fumante dall’animale d’origine, quale esso sia.

Ma la sostanza è un’altra e, a proposito dell’esempio dei mopane worms, non si ferma all’apparenza, per quanto inquietante: le larve che la (bella, dalle ali d’argento) falena Gonimbrasia o Imbrasia belina depone sul parimenti bel Colophospermum mopane, albero o grande arbusto, a seconda del terreno sul quale cresce, dalle foglie a forma di gentile farfalla sono, in realtà, una risorsa fondamentale per l’economia e la nutrizione di diversi Paesi dell’Africa meridionale a motivo del basso costo (tre chili di foglie producono un chilo di larve), dell’alto contenuto proteico (è l’alimento per elezione dei piccoli) e, non ultimo, della loro facilità di raccolta (riservata a donne e bambini che in Africa lavorano sovente al posto degli uomini in attività pesanti, ma in questa sono fortunati: devono solo guardarsi da eventuali rami spinosi intrecciati alle foglie del mopane): prendono le larve, ben visibili e inoffensive, le strizzano come un tubetto per eviscerarle e le depongono nel cesto.

Per la conservazione saranno fatte seccare e per il successivo consumo, se non mangiate fresche, ridotte in farina o reidratate.
Fino al punto che lo Zimbabwe ha dedicato (1980) una moneta da 5 centesimi a questo utilissimo e mite insetto ben più a portata di mano (e di bocca) del pesce che, per esempio, sarebbe a disposizione della parallela Namibia -essendo da quelle parti l’Atlantico particolarmente pescoso- ma preda dei grandi pescherecci cinesi che lo dragano senza sosta.

Quindi, tornando ora alla nostra Tenebrio molitor larva, risulta evidente che, allo stato, i vivaci contrasti di opinione suscitati dalle comunicazioni di ESFA fra i pro e i contra siano di contenuto solo ideologico ed estetico atteso che la parte più propriamente scientifica del quesito (la si può consumare in sicurezza come alimento o no?) è già stata risolta dagli esperti dell’Agenzia i quali sono in attività esattamente con quel compito.

E, in ogni caso, l’entomofagia va inquadrata (e sempre più lo sarà necessariamente nel prossimo futuro) sullo scenario, peraltro in continua evoluzione, dedicato a reperire maggiori risorse alimentare a minor costo, sia diretto per produttori e consumatori sia ambientale, anche nei Paesi dell’Occidente la cui cultura nutrizionale si è già però notevolmente allargata, in questi ultimi anni, al di fuori dei suoi confini tradizionali.

I benefici ambientali in termini di riduzione, a parità di condizioni produttive, di mangimi, suolo, fertilizzanti, acqua, gas serra etc sono significativi oltre al fatto che l’accesso a fonti proteiche alternative, fra l’altro a minor costo, potrebbe aiutare efficacemente a contrastare il fenomeno della malnutrizione e sottonutrizione che non è marginale, in Europa, ma riguarda secondo gli esperti circa 33 milioni di persone.
LMPD

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