HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – L’ecografia: dalle spanne al micron

L’APPROFONDIMENTO – L’ecografia: dalle spanne al micron

“Mi potresti dare un’occhiata spannometrica all’addome di questo Paziente?”.

Nella mia vita professionale ho avuto più volte richieste di questo genere, formulate da colleghi ansiosi di avere una diagnosi rapida ancorché approssimativa.

Devo dire che – nell’interesse del Paziente – ho sempre cercato di reprimere il dispiacere per il brutto neologismo, che oltretutto fa riferimento a un’unità di misura di parecchi centimetri, e quindi altamente imprecisa.

Ho represso il dispiacere e ho cercato di fare una valutazione ecografica in tempi brevi per escludere o confermare prontamente patologie che preoccupavano in modo particolare il collega richiedente.

Questo succedeva perché all’ecografia si richiedeva immediatezza, interattività, flessibilità, anche se si sapeva che a volte non era altro che una diagnostica preliminare, alla quale dovevano seguire esami più complessi e capaci di analizzare nel fine dettaglio lo stato del Paziente.
Da quando è stata introdotta l’ecografia a frequenza ultra-alta (UHFUS, Ultra High Frequency UltraSonography), le cose non stanno più così, e la risoluzione spaziale è passata dalla “spanna” (in realtà si trattava di millimetri) al micron.

Nell’articolo Ultra-high-frequency ultrasound monitoring of plaque psoriasis during ixekizumab treatment, un gruppo di ricerca multidisciplinare pisano guidato dal Prof. Marco Romanelli ha dimostrato che con l’ecografia oggi si riesce a vedere ciò che in passato era considerato del tutto invisibile per questa come per altre metodiche di imaging diagnostico.

E non si tratta di un mero esercizio di virtuosismo scientifico: infatti questi ricercatori sono stati in grado di migliorare la gestione clinica di Pazienti psoriasici visualizzando con l’UHFUS il progressivo assottigliamento di minuscole strutture della cute che passano da una media di 215,7 micron prima della terapia, a 161,1 micron dopo 15 giorni di terapia, fino a 135,4 micron dopo 30 giorni. Altrettanto precise sono le misure della microvascolarizzazione effettuate con l’UHFUS contemporaneamente alle misure lineari.

È evidente che non si tratta più di usare l’ecografia solo per una valutazione sommaria, con l’obiettivo di rispondere presto e bene a quesiti di massima del clinico e di aiutarlo a prendere la decisione giusta nell’urgenza. Adesso con l’UHFUS è possibile modulare il trattamento delle malattie sulla base di valutazioni eseguite su una scala talmente piccola da essere stata fino ad ora impensabile.

Questa esperienza pisana è uno dei pochi esempi che dimostra come “medicina di precisione” e “terapia personalizzata” non sono più obiettivi da raggiungere, ma sono già applicate nella pratica clinica.

Davide Caramella

 

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