HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – Chi sono i no-vax?

L’APPROFONDIMENTO – Chi sono i no-vax?

Negli ultimi tempi l’Italia ha trovato un nuovo motivo di divisione: quello relativo alle scelte vaccinali in corso di pandemia, al punto che è nato un nuovo partito politico di cui forse non si sarebbe sentita la mancanza.

L’asprezza del dibattito in corso induce in primo luogo a fare qualche riflessione sulla posizione rabbiosa ed espulsiva che i no-vax suscitano in coloro che al contrario vedono nel vaccino la risposta scientificamente ed eticamente corretta di fronte alla terribile sfida posta dal COVID-19. D’altra parte, come psichiatra, ho avuto la possibilità di osservare la modalità di approccio al reale espressa da molti no-vax, che spesso faticano a misurarsi con la complessità delle manifestazioni della vita e hanno la necessità difensiva di avere certezze granitiche, perché percepiscono il dubbio come insostenibile e pericoloso (in primo luogo per la stabilità della loro mente).

Esplorando la galassia dei no-vax, mi è capitato di identificare correlazioni con aspetti psicopatologici o con tratti di personalità che potrebbero suggerire strategie di colloquio costruttivo, evitando la contrapposizione buoni/cattivi, che è comunque il segno di una scissione e provoca lacerazioni nel tessuto sociale.

L’opposizione alla vaccinazione può essere favorita dall’appartenenza a una di queste tre aree:

1) Area fobica

Include persone che hanno un’abnorme, irrazionale paura del vaccino, o dell’atto di vaccinarsi, o dell’iniezione, o del contesto situazionale in cui si svolge la vaccinazione. La straordinarietà di una pratica come la vaccinazione contro il COVID-19 e tutti i significati simbolici che possono esserle attribuiti fanno sì che, nel momento in cui la persona non riesce a sostenere l’elevazione generalizzata della quota ansiosa, provi a gestirla convogliandola su questa specifica fobia. Si tratta del meccanismo di ogni fobia, che si ripresenta anche in questo specifico contesto con una condotta di evitamento, alla quale è impossibile sottrarsi volontariamente anche quando le persone collocate in quest’area hanno un buon livello di introspezione.

2) Area del disturbo dell’adattamento

Una parte di coloro che hanno rifiutato di vaccinarsi è rappresentata da persone che hanno alle spalle vissuti di perdita dolorosi e drammatici occorsi in ambienti medici o a seguito di contatti con i sanitari. Una patologia neoplastica (specie se in età pediatrica), un’inaspettata e grave complicanza post-operatoria, una morte in pronto soccorso mentre si attende l’arrivo del medico: in tutti questi casi la difficoltà di elaborazione del lutto è associata a un elemento di sfiducia, al ricordo di una relazione con i sanitari che non ha funzionato pienamente, alla mediocrità della comunicazione tra medici, pazienti e familiari. Il dolore non elaborato si è irrigidito in una posizione caparbia, che al tempo stesso difende (“se provo rabbia per qualcuno non sono immerso nel mio dolore”) e aggredisce (“rifiuto il consenso che mi chiedi, in qualche modo anch’io ti ferisco”).

3) Area dei disturbi legati alla frustrazione del sentimento del proprio potere

La teoria di riferimento è quella di Harry Stuck Sullivan per il quale lo sviluppo armonico delle relazioni interpersonali nel bambino è legato al soddisfacimento di due bisogni fondamentali: il bisogno di gratificazione libidica e del sentimento del proprio potere. L’appagamento di questi bisogni consente di realizzare la terza esigenza fondamentale, il bisogno di sicurezza.

Questo scacco al senso del sé che non riesce ad affermare la propria autonomia e il proprio potere decisionale lo possiamo trovare in varie costellazioni cliniche e quanto più il danno sarà precoce e la frustrazione più intensa e continua, tanto più grave sarà la patologia. Troviamo dunque posizioni no-vax nelle strutture di personalità che rimandano al disturbo alimentare, dove il tema del controllo e del potere assume caratteristiche peculiari, all’ombra del rifiuto o dell’assunzione smodata di cibo. Troviamo posizioni no-vax in presenza di tratti antisociali o di disturbi antisociali veri e propri: queste sono le posizioni più dure e intransigenti, nelle quali il protagonista non è in grado di riconoscere la Norma, perché è solo lui che la crea e gli è impossibile pensare al benessere dell’Altro, che è esperito solo come funzione riparatrice del proprio bisogno. In quest’area potremmo collocare anche le posizioni paranoidi, ovvero quegli screzi interpretativi che colgono significati, trame oscure e articolati complotti, quando l’aggressività e la distruttività umana (incluso il danno che abbiamo fatto a noi stessi e al nostro pianeta) sono del tutto chiari anche senza bisogno di scomodare arcane macchinazioni.

Spero che queste brevi note, scaturite da tanti incontri che ho avuto dentro e fuori il mio ambulatorio, possano aiutare a capire meglio la complessità del mondo no-vax, nel quale convivono persone molto diverse tra loro. È necessario provare a comprendere il loro funzionamento psichico se vogliamo favorire processi di cambiamento e soprattutto evitare di essere trascinati in una simmetria di emozioni rabbiose.

Marina Zazo, psichiatra

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