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DE LITTERIS ET ARTIBUS – Guglielmo il dentone, Luigi Filippo D’Amico (1965)

Il cinema è, fra le forme artistiche cui si rivolge la fantasia e l’intelligenza dell’uomo, la più recente (fine ‘800) altresì denominata ‘settima arte’: basandosi sul movimento riprodotto concreta una forma di narrativa normalmente di approccio più agevole o meno complesso rispetto alla lettura, ma in grado di ‘parlare’ ancor più direttamente allo spettatore (lettore).
Come ogni altra può rivelarsi assolutamente inutile oppure elevarsi a offrire esperienze e sensazioni di valore che, in virtù del mezzo tecnico costituito dal film, possono agevolmente essere riproposte nel tempo.
Con il titolo de “il Circolo del Cinema” pubblichiamo interventi su film che hanno fatto la storia e sono degni di memoria a cura di un appassionato cinèfilo.

Guglielmo il dentone, Luigi Filippo D’Amico (1965)

Dal film a episodi “I complessi”diretto da Luigi Filippo D’Amico, Dino Risi e Franco Rossi.

Guglielmo il dentone è una delle maschere più famose del grande Alberto Sordi.

Nacque da un episodio alquanto curioso, ma che la dice lunga sul genio comico dell’indimenticato attore romano: una cameriera al suo servizio, Pierina, un giorno rientrò a casa con dei denti di celluloide che aveva trovato su una bancarella al mercato e Sordi trovò l’oggetto molto divertente e lo infilò nel taschino della giacca.

Qualche tempo dopo Sordi, mentre ascoltava una signorina in tv che annunciava un concorso per lettori del telegiornale, ebbe l’idea: cosa sarebbe successo se si fosse presentato un lettore straordinariamente bravo, ma con dei denti “fuori norma”?

Veniamo al nostro protagonista: Guglielmo Bertone è un uomo molto preparato culturalmente e intraprendente che partecipa, unico privo di raccomandazione…, al concorso alla RAI per diventare il nuovo lettore del telegiornale della sera.

La sua preparazione è così vasta e approfondita da eccellere in otto lingue – compreso l’arabo e l’ebraico – in storia, geografia, politica, moda e persino Codice civile e codice della strada (contesterà a ragione una contravvenzione per aver parcheggiato contromano in una strada a senso unico senza aver recato intralcio), senza tralasciare la sua dizione perfetta.

Unico, piccolo, difetto di Bertone è la dentatura molto pronunciata che, presso gli altri aspiranti al concorso, gli varrà il soprannome di Guglielmo il dentone.

E sarà appunto per il suo aspetto, ritenuto poco telegenico, che la giuria tenterà con ogni pretesto di eliminarlo, senza che nessuno dei componenti della Commissione d’esame trovi il coraggio di spiegargli apertamente quale sia il problema.

Da questo derivano i “Complessi”, dal titolo del film a episodi del 1965, che sono da attribuire agli altri personaggi e non a Bertone, il quale ignora anche l’esistenza del problema, ritenendolo trascurabile secondo il suo modus vivendi di uomo colto.

Alla fine delle selezioni, la giuria gli preferisce Francesco Martello, un giovane di bella presenza che è riuscito a superare con una certa benevolenza della commissione tutte le selezioni, anche perché fidanzato con l’attrice Gaia Germani.

Tuttavia, l’unico posto disponibile, alla fine, sarà ottenuto proprio da Bertone, il quale riuscirà a prevalere superando ogni genere di prova: più di mezz’ora di scioglilingua “sopralapancalacapracampasottolapancalacapra….”, prova scritta su “Inghilterra e Mercato Comune Europeo” (chi avrebbe mai pensato parecchi anni dopo alla Brexit…) conclusa con una scrittura perfetta compiuta in appena un’ora sulle cinque disponibili, con citazioni in arabo, tedesco e fiammingo!

La Commissione d’esame, a questo punto, tenta con i cavilli giuridici (escluso dalla prova orale perché la domanda era arrivata il 2 aprile, con due giorni di ritardo rispetto alla scadenza), ma Guglielmo viene riammesso per aver dimostrato, con la presenza di due giornalisti e un fotografo da lui chiamati, che la raccomandata era stata spedita il 29 marzo.

Gli esaminatori provano, allora, con domande trabocchetto: la città di Manaus è nella Germania Est o nella Germania Ovest?

Alla domanda «Gli affluenti del fiume Giordano in Terra d’Israele quali sono?»

Guglielmo si limita a elencare i fiumi: Hasbani, Dan e Banyas escludendo lo Yarmuk che, seppur segnato sulla carta geografica in dotazione alla RAI del 1960, era però stato deviato nel 1961 (senza che la carta geografica fosse stata aggiornata); il tutto al limite dell’incidente diplomatico con una serie di telefonate tra Ambasciate.

Così Bertone arriverà a conquistare non solo la simpatia degli italiani che guarderanno il telegiornale, ma anche delle mitiche gemelle Kessler che lo attenderanno, vincitore del Concorso Rai, all’uscita degli studi di via Teulada.

A differenza dei protagonisti degli altri episodi del film, però, quello di Guglielmo è un personaggio tutt’altro che complessato (piuttosto i complessi li crea agli altri).

In possesso di una cultura generale incredibile, incapace di provare pressioni, dotato di una parlantina eccezionale, “il dentone” è talmente pieno di sé da non rendersi conto del suo difetto fisico.

Un tipo così nella vita reale ci irriterebbe non poco e invece ad ogni visione Sordi ci diverte e ci fa parteggiare per lui.

Gugliemo il dentone, per la regia di Luigi Filippo D’Amico, è il terzo ed ultimo segmento del film a episodi I complessi (1965).

Una curiosità: nel corso del film appaiono numerosi personaggi del mondo della televisione di allora che interpretano se stessi: il regista Nanni Loy (che fa anche parte della Commissione esaminatrice RAI) la conduttrice televisiva Edy Campagnoli, Lelio Luttazzi, il Professor Alessandro Cutolo, Armando Trovaioli e le già citate gemelle Kessler.

Antonio Grossi

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