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EDITORIALE – Sarebbe stato meglio non arrivarci

Tempo fa Frau Angela Merkel ebbe a ricordare agli USA che il pacifismo post-bellico tedesco non era solo una scelta politica autonoma, responsabilmente adottata dopo lo scempio nazista, ma anche un indotto degli obblighi imposti alla Germania dai vincitori della II guerra mondiale, poi divenuti alleati.

Una delle conseguenze (che sono numerose e in crescita) della aggressione russa all’indipendenza della Ucraina, distante non molte ore di auto da Berlino, è il repentino e deciso cambio di rotta della Repubblica Federale Tedesca in materia di strategia militare nel quadro evidentemente di un ben diverso equilibrio internazionale: il cancelliere Olaf Scholz, social democratico, all’indomani dell’inizio dell’invasione russa, ha infatti compiuto la più rilevante inversione di marcia in politica estera degli ultimi decenni e ha promesso ai suoi cittadini di dare al Paese le risorse e la forza per avere voce in capitolo e condurre in prima persona anche le questioni della sicurezza in Europa.

Un programma di riarmo delle forze armate germaniche da 100 miliardi di euro è ora in mano al ministro della Difesa Frau Christine Lambrecht, ex ministro della Giustizia nel governo Merkel e, prima ancora, sostenitrice pacifista con al suo attivo marce per il disarmo e contro il nucleare.

Un’altra donna, Frau Annalena Baerbock, dal movimento dei Verdi, è ministro degli Esteri e lavora nella stessa direzione che si concreta, sul piano politico sia interno sia esterno, nel lasciarsi alle spalle i complessi di colpa derivanti dai comportamenti criminali della Germania nazista e nel riproporsi, da parte degli attuali politici, come rappresentanti democratici di un grande Paese con tutte le carte nuovamente in regola per adempiere, in Europa, alle funzioni di disegno del futuro e di conduzione della collettività, non solo tedesca, verso i suoi obiettivi.

Un futuro condizionato dal presente che ha rivelato una duplice realtà: la caduta della generale e tranquilla considerazione, rivelatasi tragicamente illusoria, circa il fatto che dopo i ripetuti disastri del ‘900 in Europa non ci sarebbero state più guerre e la scoperta che ci sono sempre, e continuano a esserci, soggetti con disponibilità di cariche politiche potenti i quali possono scegliere di calpestare il diritto dei popoli e di condurre guerre (le più recenti aggressioni del presidente russo erano relativamente lontane dalla UE: Cecenia, Georgia, Siria, Crimea) a proposito delle quali sono soliti spendere ipocritamente parole troppe e ingannevoli.

I componenti della comunità internazionale, attivi in particolare quando gli argomenti da trattare non li coinvolgano direttamente, ma riguardino di preferenza gli altri, cambiano le denominazioni degli enti e delle procedure che cercano di costruire, ma oggi l’ONU è ancora impotente come lo erano un tempo le NU e non può nemmeno (sfortunatamente) essere diverso dato che i grandi sono sempre gli stessi e comunque si ritagliano le nicchie del veto atto a bloccare l’organizzazione internazionale a piacimento, ove cioè siano essi toccati in modo diretto o intendano così agire.

Anche la politica, in questo caso tedesca, è in curiosa assonanza con la definizione, peraltro valida anche in molti altri campi, per cui si inizia nell’acqua e si finisce nel vino: tocca infatti non ai conservatori, ma ai ministri di un governo progressista in cui Herr Scholz ha realizzato per la prima volta la par condicio di genere, tra l’altro proprio con tre donne nei ministeri chiave della Difesa, degli Esteri e degli Interni, procedere (rebus sic stantibus oltre che re melius perpensa) al revamping militare e al riarmo dell’esercito e riprendere a usare termini a lungo desueti o nascosti per imbarazzanti omonimie e comprensibile vergogna del passato come fuehren, condurre.

Tutto cambia e anche l’età delle persone (la verde Frau Annalena Baerbock ha 41 anni) coopera a far sì che lo svolgersi della realtà sia osservato diversamente onde siano di conseguenza modificati oltre alle convinzioni anche i comportamenti.

È probabile che in Germania il riarmo, pur nelle medesime attuali condizioni, operato dai conservatori avrebbe incontrato in larghi strati della popolazione, che ora invece acconsente, azioni di protesta ed eccezioni e manovre politiche analoghe a quelle dei pentastellati in Italia.

Certo, fa un certo effetto osservare la signora Lambrecht (v. foto NYT del 30-03-2022) in tuta mimetica emergere dalla torretta di un mastodontico carro armato durante una ministeriale visita alla Panzer Lehr Brigade, che nel 1941 prese parte all’Operazione Barbarossa voluta da Hitler contro l’Unione Sovietica, ma fa ancora più effetto che la (motivata) opzione del pacifismo tedesco adottato dopo la II guerra mondiale sia ora sostituita dalla (parimenti motivata) decisione di riarmare l’esercito federale.

Anche se sarebbe stato meglio, per tutti, non arrivarci.

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