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APOCRIFA – Il volo dei vampiri

La OMS ha recentemente (5 maggio scorso) dichiarato il termine dell’emergenza Covid-19 pur raccomandando di mantenere comunque alta la guardia poiché il virus, per molti versi ancora sconosciuto, è in ogni caso sempre presente, ma si ha l’impressione che già da tempo l’opinione pubblica -esausta per paura, restrizioni varie ed esperti- avesse chiuso il quaderno ansiosa (è comprensibile) di pensare ad altro.

In compenso l’influenza e le sindromi similari, che in pandemia erano sensibilmente diminuite e si diceva in virtù delle molteplici precauzioni igieniche introdotte (mascherine, disinfezione delle mani, distanziamento etc), sono in Italia raddoppiate aumentando di circa sette milioni e mezzo rispetto a quelle della stagione precedente e arrivando (all’inizio di questo mese di maggio) a poco meno di quattordici milioni di casi: il massimo storico era stato toccato nel 2017-2018 (8,7 mln di casi).

E questo potrebbe, forse, anche significare una certa qual rilassatezza generale intervenuta in asincronia con la raccomandazione della OMS e della ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control).

Rimanendo nell’argomento epidemico, ma visto in prospettiva, la scorsa settimana (mercoledì 17 maggio) Reuters ha pubblicato un articolato rapporto, The Bat Lands, dedicato a esporre alcune non superficiali considerazioni, raccolte a seguito di interviste con scienziati, lettura di ricerche accademiche e accessi in località ricche di pipistrelli, in merito ai rischi di prossime pandemie: dove e come?

Le componenti dello scenario non sono, invero, molte e neanche difficili da comprendere.

Anzitutto i pipistrelli.

I pipistrelli sono uno dei principali serbatoi di virus esistenti (possono contenerne oltre 70.000 secondo alcune stime) e sebbene non ne sia (ancora) chiaro il motivo essi, che contano circa 1300 specie, risultano incubatori eccezionalmente efficaci potendo ospitare e sopravvivere a virus che uccidono altri mammiferi.

Vivendo a stretto contatto anche fra specie diverse essi si trasmettono reciprocamente i virus, alcuni dei quali, come detto, in grado di infettare anche altri animali (gli uomini), e capaci come sono di volare per centinaia di chilometri alla ricerca di nutrimento sono al contempo veicoli di consegna e di proliferazione dei virus.

I pipistrelli non mordono l’uomo, a parte l’eccezione (però rara) del pipistrello vampiro, ma spargono e disseminano di tutto per il tramite di feci, urina, saliva (per esempio per il tramite della frutta morsicata o mezza mangiata che i contadini poi danno al bestiame o mangiano loro stessi avendone tagliata via la parte danneggiata).

La scienza non è ancora giunta a determinare la fonte del virus causa del COVID-19, la più mortale pandemia emersa in questo secolo (i sette milioni di morti riconosciuti ufficialmente sono giudicati dagli analisti in estremo difetto per svariati motivi politico-organizzativi tutti attendibili e la OMS ne stima venti milioni) e, considerato lo sconcertante e di per sé già interpretabile sbarramento frapposto dalla Cina alle indagini scientifiche, non ci si arriverà probabilmente neanche in futuro salvo casualità o errore.

Che il virus sia saltato (c. d. spillover) agli umani da un animale infettato, selvatico o meno, oppure sia fuoriuscito da falli di ricerca in laboratorio rimane ignoto, ma di certo, secondo i ricercatori, è connesso ai coronavirus trovati in pipistrelli ‘ferro di cavallo’ (horseshoe bats) molto comuni in numerose parti della Terra e con la maggior parte delle cui specie che si trovano nelle aree tropicali e subtropicali.

Quindi, di male in peggio, i comportamenti degli uomini peraltro indotti dalle medesime cause che stanno producendo i cambiamenti climatici del surriscaldamento esecrati a parole, ma non governati nelle azioni (domanda globale di risorse, popolazioni in cerca di mezzi di sussistenza, imprese e organizzazioni in cerca di profitti).

Nei tempi andati una vasta ed efficace barriera costituita da habitat naturali estesi e sostanzialmente impenetrabili, proteggeva in qualche modo gli umani quantomeno da questo rischio di contaminazione, ma ora, secondo la ricerca di Reuters, le attività antropiche, in particolare gli estesi e continui disboscamenti in profondità, hanno drammaticamente e sempre più assottigliato tale diaframma generando un “campo minato di rischio (a minefield of risk) che copre più di 9 milioni di km quadrati in 113 Paesi: e più di una persona su cinque sulla Terra vive in queste aree”.

L’intrusione antropica nelle aree un tempo remote habitat dei pipistrelli ha prodotto, e sempre più produce, maggiori e più numerose occasioni di contatto e di salto (spillover) di virus sconosciuti o appena intuiti o noti nelle popolazioni di animali selvatici e domestici e nei consessi umani.

La ricerca usata per prevedere i luoghi in cui lo spillover dei virus dei pipistrelli è diventato nel tempo progressivamente più probabile ha incrociato numerosi dati afferenti a quasi l’intera superficie terrestre secondo un modello computerizzato idoneo a valutare e classificare ogni zona in base alle somiglianze delle sue condizioni a quelle che esistevano in 95 località in cui i virus dei pipistrelli hanno già infettato le persone tra il 2002 e il 2020.

I fattori collegati allo spillover sono, e. g., la deforestazione, la temperatura, le precipitazioni, il bestiame e il conteggio delle specie di pipistrelli nella zona e all’esito dell’analisi sono stati individuati gli anzidetti quasi  9 milioni di chilometri quadrati sulla Terra dove le condizioni appaiono idonee per un virus trasmesso dai pipistrelli con alto rischio di generare un’altra pandemia.
Queste zone o aree, soprannominato ‘zone di salto’ (jump zones), coprono il 6% della massa terrestre e sono per lo più luoghi tropicali ricchi di pipistrelli e in fase di rapida urbanizzazione.

Senza poter tracciare previsioni specifiche, poiché le variabili sono numerose e in parte rilevante anche incommensurabili come comportamenti degli umani (cultura, condizioni economiche e igieniche, disponibilità di acqua, commercio illegale di animali selvatici, consumo di animali infetti etc) e dei pipistrelli (stress da distruzione dello habitat e da mutazioni climatiche etc) lo studio individua nondimeno alcuni casi potenzialmente emblematici, nei quali l’aggressione antropica alla natura risulta particolarmente devastante per le sue caratteristiche operative, tutte animate dal medesimo denominatore: la ricerca di risorse declinata specialmente in agricoltura, industrie estrattive e infrastrutture.

Africa occidentale

La pressione di rischio è rilevata nelle montagne Nimba dell’Africa occidentale, 40 km di rilievi che emergono dalle pianure ove confluiscono Guinea, Costa d’Avorio e Liberia: ricchi giacimenti minerari, in particolare di ferro. Inoltre, in Sierra Leone e Ghana per un totale che porterebbe l’area autorizzata all’esplorazione e all’estrazione, se saranno assegnate anche le concessioni ancora allo stato di domanda, a superare le dimensioni della Germania.

Cina

La Cina finanzia la ferrovia Cina-Laos, linea ad alta velocità dal suo confine meridionale alla capitale del Laos: essa apre una fascia di 422 chilometri attraverso grandi foreste habitat di dozzine di specie di pipistrelli, alcuni dei quali ospitano virus simili a quello che ha causato l’attuale pandemia.
Il treno servirà per accelerare l’esportazione di materie prime vs la Cina e correrà approssimativamente parallelo a una nuova autostrada con cui si confida di aumentare l’accesso umano nelle aeree anche per turismo.
Per di più, in Laos i pipistrelli fanno parte dell’economia -il governo concede concessioni ai raccoglitori che, in condizioni igieniche preoccupanti, raccolgono guano (escrementi di pipistrelli) usato come fertilizzante nelle numerose grotte della regione- e della cultura (come componenti della dieta alimentare essi sono venduti ai mercati e offerti sulle bancarelle già cotti).

India

“Il Kerala, sulla sponda orientale del Mar Arabico, presenta alcune delle principali zone di salto identificate da Reuters. Ospita più di 40 specie di pipistrelli e 35 milioni di persone. Le sue foreste montane e le collinette boscose, habitat privilegiato per i pipistrelli, sono state progressivamente ripulite per far posto a case, agricoltura, imprese e industrie, con importanti progetti ferroviari e autostradali ancora all’ordine del giorno”.

Brasile

Il Brasile, sede della più grande foresta pluviale del mondo in costante pressione di disboscamento per far luogo a piantagioni, ha secondo Reuters più aree ad alto rischio di qualsiasi altro Paese: 1,5 milioni di chilometri quadrati di terra, un’area circa tre volte più grande della Francia, con condizioni ottimali per lo spillover.
“Spinte da condizioni come la deforestazione e altre incursioni da parte dell’uomo sugli habitat dei pipistrelli, queste zone di salto brasiliane sono cresciute di oltre il 40% in estensione negli ultimi due decenni, oltre 2,5 volte più velocemente di aree altrettanto rischiose in tutto il mondo”.

Da ultimo, e anche questo è un aspetto significativo circa il pericolo, caratteristica comune delle autorità e delle amministrazioni responsabili e governanti le sopradette zone a rischio è la più attenta impermeabilità a cooperare in qualche modo, seppure marginalmente, alle ricerche scientifiche.

La reticenza ufficiale (rifiuto a rispondere o risposte volte a negare i fatti) è evidentemente scontata, poiché gli interessi politico-economici specifici vengono prima di ogni altra preoccupazione (Cina docet, ma al momento in cui la menzogna serve l’esperienza rileva una notevole unanimità d’intenti ovunque e sotto ogni bandiera) e questo mette sotto una luce surreale, fra il sinistro e il patetico, le esortazioni della ECDC (vedi DOCUMENTAZIONE), altra -come OMS- vox clamantis in deserto.

In realtà gli unici che dovrebbero o potrebbero avere giusto spazio in merito sono, in teoria, gli scienziati, ma quando anche non si intrighino da soli (ricordare il tempo di Covid), ci pensano i loro padroni a imbavagliarli al momento opportuno.

Spunta alla memoria, allora, il metaforico finale di un film dagli oscuri colori di tanti anni or sono sul (solito) vampiro: la città ha vinto e finalmente riposa, ma alla darsena silenziosa, dal vecchio e oramai da tutti abbandonato ligneo veliero ormeggiato alla banchina deserta ecco che lungo una gomena fradicia di nebbia marina scende lento e circospetto un grosso ratto nero, prende terra e scompare indisturbato fra i vicoli bui dell’angiporto: il duolo della Terra: il male che sempre ritorna.

LMPD

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