HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – La pazienza: un cestino leggero!

L’APPROFONDIMENTO – La pazienza: un cestino leggero!

Seguito del precedente articolo Il linguaggio intenzionale, Un esercizio dello spirito, pubblicato sul n. 127 di Dialogando.

 

Quando, seguendo l’insegnamento orientale, iniziamo a prenderci cura del nostro linguaggio (e in una del nostro stato mentale), inizialmente ci troviamo a fronteggiare le nostre abitudini emotive.
Occorrerà pazienza nel riceverle e lasciarle andare.
Il buddismo attribuisce grande importanza a questa qualità e offre un suggerimento squisito.
La nostra pazienza assomiglia a un cestino: c’è un punto in cui giunge al culmine, è pieno, e allora scoppiamo. Se siamo abili e volonterosi possiamo lavorare per ampliarne la capienza e farne… un grande contenitore.
Ma ancora, giungerà un punto in cui sarà pieno e scoppieremo.

Un monaco buddista suggerì con un sorriso saggio: mantenete il vostro cestino della pazienza piccolo; piccolo e leggero.
Ma aggiungete un dettaglio, che abbia un buco sul fondo: non trattenete nulla di ciò che entra. Non attaccatevi. Non rimuginate.
La pazienza sarà sempre nuova e fresca per ricevere ogni attimo presente in modo limpido.
E non sarete mai troppo pieni per ricevere con freschezza l’istante di adesso o l’ennesimo impulso che torna.
E non sarete mai troppo pieni per ricevere in modo terso la vita così come è.

Nuovi elementi nella vita.
Quando cerchiamo di trasformare la mente, inizia un tiro alla fune tra i pensieri che sorgono e la nostra rabbia o frustrazione nel non riuscire a modificarli.
Ma mente limpida non significa vuota di impulsi o emozioni. Significa arresto della capacità della mente di distorcere la realtà condizionando negativamente la nostra azione fisica, emotiva e spirituale.
Quando, attraverso un paziente lavoro, curiamo il nostro linguaggio, cessa l’identificazione con i pensieri passeggeri che ci attraversano e la percezione recupera la sua vera natura.
Non indulgiamo nell’appesantire, raccontare o amplificare ogni emozione e procediamo sui binari buoni. Quando ciò accade, si stabilizzano energia, benessere e sguardo limpido.
Eleviamo la nostra natura. Curare il linguaggio è l’esercizio più utile che un essere umano possa compiere per il proprio risveglio.

Un nuovo vocabolario.
Al mondo d’oggi vi sono termini ritenuti poco degni d’attenzione e che pronunciamo poco come: pace, silenzio, contentezza, semplicità.
Di pari passo, e lentamente, anche i concetti corrispondenti a tali parole si perdono.
A nessuno verrebbe da dire: “Oggi ho trascorso una giornata tranquilla con il cuore felice!”. Forse direbbe: “Oggi non ho fatto nulla di speciale”. Tuttavia sensazioni come mancanza, insoddisfazione, confusione interiore o sofferenza appaiono viceversa frequentemente.
Così parole come pace, silenzio, semplicità, contentezza si presentano come una direzione da riscoprire e sviluppare.
Osservate allora il vostro linguaggio e vi accorgerete che è possibile partire da lì. Anzi è necessario: rendetelo sobrio, utile, salutare, gentile.
La mente si trasformerà.

Elena Greggia
Orientalista e ricercatrice, Milano.

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