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EDITORIALE: Il comportamento dei parlamentari

I comportamenti di numerosi parlamentari saranno forse da valutare anche sotto un profilo diverso da quello politico, sull’efficacia del quale si addensano peraltro dubbi sempre più rilevanti.

La progressiva picchiata di cui troppi stanno dando (pessima) prova in termini sociali e relazionali può essere motivata dalla percezione, anche inconscia, che una obiettiva perdita di ruolo nell’esercizio di uno dei tre fondamentali poteri dello Stato moderno sia in grado di causare una reazione che cerca nella bagarre una sorta di ricerca d’identità?

E’ un fatto che se in un prossimo futuro si dovesse -per conoscere lo stato di civiltà del Paese- avere a disposizione, per ipotesi, solamente atti e filmati dei lavori parlamentari, maturerebbe l’idea di uno scenario in cui non c’è nemmeno un lontano rapporto con la situazione, pur non idilliaca e comunque già imbarbarita, del resto del Paese.

I parlamentari sono rappresentanti eletti dai cittadini e deputati a una funzione pubblica legislativa fondamentale, ma le loro sedute sovente non sono all’altezza delle riunioni di condominio, considerate dagli esperti fra le sedi più critiche per le relazioni umane, o delle corride televisive dove pure i politici vanno volentieri a spargere notizie in modalità discutibili.

Le intemperanze sessiste, giustamente oggetto di protesta, sono solo un laido di cui di un’assoluta mancanza di (minima) educazione che farebbe tenere i soggetti ben alla larga da una normale casa cittadina: turpiloquio, ingiurie, coprolalia, gesti osceni, violenza verbale, con tendenza a qualcosa di più: ma chi mai li inviterebbe a casa propria (se non con l’aspettativa di lucrarne favori)?

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