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APOCRIFA: Voce e parola

Ha detto Francesco papa che non è una guerra di religione, perché Dio è vita, ma che, come tutte le violenze, anche quella terrorista ha la sua genesi nella volontà di potenza, di sopraffazione e di offesa.

Ha teologicamente ragione e fa bene a sottolineare l’aspetto fondamentale dell’unicità del medesimo Dio, qualunque sia il nome con il quale è chiamato ed il rito mediante cui la creatura lo onora: questa unicità, tra l’altro, è la ragione prima e, contemporaneamente, lo scopo del dialogo interreligioso a mente del quale i molteplici fedeli e le relative molteplici istituzioni religiose pervengono al rispetto reciproco pur mantenendo le proprie diverse convinzioni. Risultato tutt’altro che banale se si considera che la divisione (alla lettera: dia-bolico) è il modo di essere principale della vita terrena e lo scandalo (alla lettera: inciampo) ancora più grande proprio nelle cose che riguardano l’unico Dio, o per meglio dire la diversa rappresentazione che gli uomini si fanno dell’unico Dio.

Di tal che è più che giusta e motivata l’esortazione di Francesco a credenti e non credenti di cercare quanto può unire, piuttosto che considerare quanto viceversa altro non porta che ad allargare le già esistenti fratture.

E, la sua, l’unica voce che esprima una parola profetica, sia in campo sacerdotale sia in campo laico, in questi giorni di tribolazione e proviene dalla chiesa o religione che più di ogni altra è, nel mondo, da anni perseguitata e proprio da quei movimenti estremisti e radicali che si riferiscono all’islamismo. E come già per gli antichi profeti d’Israele essa, la sua, è una voce solitaria, ma impossibile da non ascoltare o zittire. Gli altri, troppi altri, sorprendentemente tacciono al di là di poche parole di circostanza ripetitive e fasulle e sempre uguali come quelle che prima ancor di essere lette o ascoltate già sono, giustamente, dimenticate.

Dall’inizio, dal primo omicidio della storia, ci sono (sempre) stati uomini che per potere, prepotenza, avidità, ingiustizia, brama di tirannia e vessazione, arroganza ed orgoglio hanno contaminato il rapporto con il divino costruendosi in verità a proprio uso e consumo il vitello d’oro su misura ed usandolo in modo empio ed idolatrico per soverchiare il prossimo. Questo in tutte le organizzazioni umane di potere costituito sia laiche sia, sfortunatamente, anche religiose. E le religioni si sono trovate, od hanno acconsentito, troppo spesso in coinvolgimenti contro natura, contro la parola del loro Dio che è un Dio di vita e non di morte (tralasciando il fatto che ci sono anche alcuni passi di testi sacri che sembrano giustificare il ricorso alla violenza per estendere ed imporre la religione).

Ma non certo nel Vangelo ed anche per questo il cristianesimo più che una religione (a voler considerare Giovanni 4,21-24) dovrebbe piuttosto essere considerato un messaggio di salvezza erga omnes sebbene l’incapacità dell’uomo a vivere in rapporto con lo Spirito senza una struttura gerarchica abbia poi condotto alla costruzione di un altro tempio.

Confidiamo quindi che Francesco continui a parlare indicando profeticamente la via del coraggio che proviene dalla buona volontà e dalla coscienza di essere uomini e non ombre brute o caricature: via, questa, conoscibile e percorribile, non per nulla, da chiunque abbia percezione, appunto, della propria umanità indipendentemente dal suo colore, lingua e credenza politica o religiosa.

Luca Pedrotti Dell’Acqua

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