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Orgoglio & Pregiudizio

Un recente e malauguratamente tragico evento (la morte dell’ingegnere Franco Lamolinara) occorso a livello internazionale ha riproposto discussioni, interventi e polemiche non dissimili dalle precedenti per casi analoghi o assimilabili: in sostanza l’unica novità, della quale avremmo tutti fatto volentieri a meno, sono altre vittime innocenti e prive di responsabilità.
I cittadini però, in quanto tali, hanno non solo il diritto, ma il dovere (civico) sia d’interrogarsi sia di proporre domande (ovviamente con le limitazioni dovute alle non molte informazioni disponibili) poiché senza uno sforzo di coscienza maggiormente condivisa si allontana anche la speranza, trascorsi 150 anni, di essere un popolo.
La prima considerazione è, forse, un fatto: fra i nostri alleati e noi c’è, non da oggi, una differenza poco conciliabile: gli uni essendo propensi all’azione risolutiva (o ritenuta tale) e noi, invece, alla trattativa. Indipendentemente dalle dichiarazioni ufficiali. Se questo è vero, l’attenzione massima dovrebbe essere posta a coordinarsi ‘prima’ e non tanto a esprimere proteste (anche giustificate) dopo.
Naturalmente ammesso di riuscirci e questo è il vero problema di rapporto corrente con l’alleato: piano di parità o no?
La seconda considerazione, al netto di ogni esterofilia o fobia che non aiuta se non a rimanere nelle proprie dichiarazioni di principio, è mutuabile dal diritto romano: si dia ascolto anche all’altra parte. Che tradotto in questa vicenda per noi molto critica significa: se fossimo noi nelle vesti del partner quale affidabilità ci accrediteremmo sia come soggetto politico sia come soggetto di intelligence?
In questo esercizio rischiano di entrare con prepotenza anche antipatici pregiudizi, ma non parlarne è peggio ancora.
Ognuno ragiona in libertà e con la sua testa: per rompere il ghiaccio dirò essere l’affidabilità una caratteristica che, per un Paese come per una persona, si costruisce nel tempo e sul campo, cioè non con le parole ma con comportamenti concludenti e sperimentabili.
Ricordarsi, per esempio e senza andare lontano (ai ‘giri di valzer’), della recente e (subito) archiviata somma di equilibrismi e contorsionismi che hanno accompagnato il nostro ruolo nella vicenda libica, fino a farne dimenticare anche a livello ufficiale la portata, piccola o grande non sta a me giudicare, può dare qualche indicazione su come altri possono pensare di noi.
E anche le difficoltà, chiamiamole così, di rapporto fra istituzioni interne competenti che regolarmente tendono a fare capolino a posteriori non aiutano, penso, il partner estero ad eccitarsi in riguardi verso di noi, anche se qualcuno di più ce lo potremmo attendere.
Ma la politica, anche internazionale, non fa sconti e i cittadini, indotti (mediamente, si capisce) dalla crisi perdurante ad un regime di sacrificio sopportato dignitosamente e con coraggio, chiedono a chi li governa (comunque dei privilegiati) comportamenti non di orgoglio postumo, ma coerenti e tali da consentire l’espressione senza riserve della propria italianità.
C’è molto da imparare dalla forte e sobria famiglia Lamolinara, alla quale il Presidente della Repubblica, una volta di più dando voce alla maggioranza dei cittadini, ha rivolto il pensiero più appropriato.

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