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EDITORIALE:

I titoli dei giornali o le copertine della carta stampata hanno, fra l’altro, il legittimo scopo di attrarre l’attenzione di potenziali lettori suscitandone l’interesse in modo che siano attratti verso l’acquisto. Scopo comprensibile, in qualche modo analogo a quello della promozione pubblicitaria, in organizzazioni che sono imprese economiche.

Ora, però, dato che il vizio ha la capacità, dai tempi antelucani del serpente, di attrarre più della virtù e al netto del particolare non trascurabile che molto probabilmente esso è anche più individuabile sullo scenario in genere, ecco che i titoli stampati (o trasmessi) sono sovente una sostanziale sequenza di notizie da brutte a pessime.

Il mattino potrebbe anche avere l’oro in bocca (forse) se il cittadino, mentre trangugia il caffè ed apre sempre più timoroso il suo giornale o telegiornale non fosse quotidianamente innaffiato dal racconto di situazioni disastrose o da pericoli imminenti: curiosamente non si trova da nessuna parte una valutazione attendibile su come e quanto questo sia in grado di infondere ansia e preoccupazioni fin dall’inizio della giornata che già di per sé si porta, quotidianamente, le sue brave incognite.

A parte gli appassionati del macabro, che apprezzano le disgrazie e la lite continua, basta conservare le prime pagine per una settimana o due e poi scorrerle una in fila all’altra a posteriori per rendersi conto di quello che passa il convento.

E ove manchino (tutto può succedere) fatti negativi, la comunicazione tende sempre ad essere sopra le righe: una diversità di opinioni è presentata come lite a coltello (che a volte ci sarà anche) piuttosto che come profilazione di una dialettica abbastanza naturale fra le parti.

Rispondono gli esperti, ovviamente, che non è colpa loro se nel mondo accadono tante brutture e il dovere d’informazione è il motore della comunicazione: vero, ma forse anche le modalità di realizzazione qualcosa aggiungono o qualcosa tolgono.

Senza dimenticare, poi, la notizia ‘cometa’ che talvolta annuncia con il rumore e lo sfavillio d’un fuoco d’artificio qualcosa di cui il giorno dopo non si ha più traccia. O di come vadano a finire le cose…mezza pagina per l’inizio dell’indagine a carico di una persona importante ed un trafiletto quando la stessa viene smontata e buttata nel cestino.

La comunicazione diviene troppo spesso un continuo susseguirsi di annunci ed è evidente che se i contenuti (per non parlare dei risultati) non hanno un peso il tono è destinato a salire poiché diversamente il nuovo annuncio che segue non è più percettibile nel generale rumore: l’apparenza nasconde la realtà e così, dopo mesi di stucchevole notizia continua sulla scissione del partito di governo, ci si accorge, finalmente, che nel frattempo non è stato fatto nulla.

La (naturale) reazione della memoria dei lettori viene in aiuto per il tramite di un rapido oblìo e questa è una fortuna per la stabilità cardiocircolatoria di molti, ma c’è anche il rovescio della medaglia per cui non essendo -almeno generalmente- l’oblìo selettivo va a finire che ci si dimentica in (troppa) fretta anche di quello che sarebbe meglio, viceversa, ricordare e bene.

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