HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO: L’acqua torbida e la limpidezza. Fermarci un attimo

L’APPROFONDIMENTO: L’acqua torbida e la limpidezza. Fermarci un attimo

Nella serata di venerdì scorso, 10 marzo, è iniziato nella sede di Milano della Fondazione – secondo il programma di cui era stata data notizia – il Training di meditazione ‘Il millenario cammino orientale verso il benessere’ condotto da Elena Greggia. Con un gruppo di dodici allievi di diversa età.

Abitualmente viviamo come addormentati, immersi nel rumore della mente. Accendere la luce della consapevolezza significa passare dal sonno al risveglio. Il termine sanscrito buddh significa “risvegliarsi” e chi si è risvegliato è detto un buddha.

Un buddha è una persona costantemente sveglia. Quando siamo svegli emergono le qualità del cuore.

Tutti noi sperimentiamo già a singhiozzo la consapevolezza del buddha e quindi potremmo definirci dei buddha-a-singhiozzo. Ma questa consapevolezza e limpidezza possono diventare costanti, ne veniamo ristorati e possiamo portare questa freschezza nel mondo.

Fermarsi. Con la meditazione ci fermiamo, come l’acqua torbida: se siede per un po’ le impurità che la agitano si depositano sul fondo e l’acqua torna limpida, per legge di natura. Per questo ci sediamo: per tornare limpidi.

L’esercizio della meditazione sviluppa due qualità della mente: la “concentrazione” (samadhi: mente es-clusiva, che lascia da parte per un attimo tutto il resto e rimane stabile e sottile su un solo punto) e la “chiara visione” (vipassana: mente in-clusiva, che di nuovo si allarga e vede chiaramente).

I termini “concentrazione” e “chiara visione” indicano più spesso le due tecniche o gli effetti di tali tecniche, mentre per indicare ciò che sta a monte, possiamo usare parole come “fermarsi” e “guardare”.

Cosa deve fermarsi? La distrazione, la dispersività, la confusione. Fermare non vuol dire sopprimere: significa prendere per mano la dis-trazione e portarla in at-tenzione.

Si dice “meditare su” qualcosa, ma sarebbe più esatto dire “osservare”, “guardare”. Grazie all’azione del “guardare”, la realtà delicatamente si rivela e la mente diventa limpida.

Poi potremo tornare ad al-largare, portando questa mente limpida nel mondo.

Non stupitevi se nel cammino incontrerete diverse difficoltà.

Va tutto bene.

Sono i granelli della polvere e gentilmente li lasciamo decantare tornando alla at-tenzione.

Elena Greggia

Orientalista e ricercatrice, Milano

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