Due Opere

Marcello Comel ricordava la natia Trieste chiamandola Tergeste secondo la tradizione di Tergestum, l’antica città risalente all’epoca romana.

In prospettiva, quindi, di rievocazione tergestina (senza riferimento all’omonimo dialetto locale scomparso nel XIX secolo) la sezione di Pittura inizia con un omaggio a un grande pittore nato a Trieste e morto in un campo di concentramento in Germania a causa della sua origine ebrea.

Nathan era impiegato, a Trieste, in una Compagnia d’Assicurazioni e la sera, nella sua stanza da letto e studio, disegnava e dipingeva quando non leggeva libri di poesia e di filosofia, sua giovanile passione.

Gillo Dorfles (in Enrico Lucchese, Arturo Nathan, Fondazione CRTrieste 2009, pag. 14) ricorda come nello studio dell’artista, in via del Lazzaretto Vecchio, tutto era di cattivo gusto ma di questo Nathan né soffriva né si compiaceva mentre la sua arte aveva le caratteristiche di una segreta alchimia; boccette di ogni dimensione riempivano un intero armadietto e si compiaceva a preparare, con farmaceutica pazienza, i colori, le vernici, a spalmare le tavole di legno di strati molteplici sovrapposti, usando le tecniche più complesse (alternando l’olio alla tempera, all’encausto) per ottenere risultati preziosi.

RUPI VULCANICHE, 1934
tempera su tavola cm 65 x 90
collezione privata courtesy Galleria Torbandena, Trieste

 

L’ESILIATO, 1928
tempera su cartone cm 54 x 46
collezione Emanuela Barilla, Parma courtesy Galleria Torbandena, Trieste

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