HomeDialogandoRACCONTO – Natale 2018

RACCONTO – Natale 2018

Anni or sono, su di un silente altopiano fra verdi monti a nord di Sana’a, nello Yemen del Nord, fotografavo dall’alto una valle: su di una balza sottostante, cinto da muri a secco, un campo irregolare che un uomo lavorava lentamente affondando nella terra polverosa l’aratro tirato da un cavallo.
Più in basso ancora, sul fondo che era come un grande catino di erba, poche case in pietra e fango con il tetto a terrazza addossate a una cisterna di acqua sulla cui superficie galleggiava uno strato di alghe.
Bambini, tutti piccoli, giocavano con un cane e nessun altro.
Nel silenzio terso e fermo che annulla la distanza le voci salivano nitide come fossero state vicine.

Ad un tratto, a pochi passi, ecco un rumore lieve di sassi calpestati e smossi e poi, sul ciglio del crinale, ecco che appare e si staglia contro il cielo turchino un giovane con la barba che procede pian piano: è scalzo e indossa una lunga tunica a righe verde e grigia, la testa nascosta in una sciarpa arrotolata, in una mano ha un lungo bastone e nell’altra la cavezza di corda con la quale conduce l’asino che lo segue.
Sul dorso dell’animale, coperto da un tappeto a frange, una donna giovanissima, poco più di una bambina, con in braccio un bimbo in fasce che dorme: ambedue, madre e figlio, sono avvolti dallo stesso grande mantello azzurro scuro, tutto impolverato.
Lei ha un piccolo piede nudo macchiato di fango secco sotto al fianco dell’asino per meglio tenere l’equilibrio.

Mi passano davanti in silenzio, intenti a non turbare il sonno placido del piccolo, nel pulviscolo dorato che i primi soffi di brezza alzano dalla valle verso il sole prossimo a scendere dietro alle cime.

Gli occhi mi si appannano e quando prendo in mano la macchina quell’attimo, pur tanto lento, è passato ed essi già scesi e nascosti da una balza.
Così la fotografia più bella sopra ogni altra è rimasta quella non fatta.
Da quel giorno, memoria di silenzio profondo e di sommesso rotolare di ciottoli sulla pista sabbiosa di una collina senza nome, ho pensato in modo diverso a un’altra nascita nascosta e senza parole.

Quel Gesù non è (per definizione) canonico, ma nondimeno è il Gesù che un cuore intuisce e cerca per un cammino che continua snodandosi lungo la vita.

Non dissimilmente dai Magi, pur senza averne la scienza, e procedendo per sentieri desertici, ricetto di ostili e riarse presenze, dietro a tracce lasciate come da brezza sottile o da irrimediabile nostalgia: le tracce del Dio nascosto¹ nel segreto² .

Gli occhi non arrivano ancora a scorgere stelle e il cuore ignora se e dove mai giungerà, ma confida di essere pronto in ogni istante a riconoscere e adorare il Dio nascosto quando dal buio limpido e luminoso³ del segreto, ben diverso dal buio del sepolcro che è di attesa, si rivelerà.

LMPD

 

Note

¹ Is 8,17; 45,15.

² Mt 5,4; 5,6; 6,18. …e il Padre di te, il vedente nel segreto.

³ Il medesimo buio trasparente e profondo della notte della nascita e della notte della resurrezione.

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