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EDITORIALE – 74° assemblea ONU

Il presidente del Consiglio bis, stando a notizie di stampa, nell’occasione della 74° assemblea dell’ONU in cui i grandi del mondo hanno reciprocamente spezzato il pane della scienza della politica e del governo dei popoli, ha espresso ai giornalisti alcuni orientamenti strategici che, racchiusi fra virgolette, comunicano: Mi sto convincendo che il problema centrale di tutto il nostro sistema economico sia l’evasione…dobbiamo fare un patto con i cittadini italiani, pagare tutti per pagare meno…sta diventando in me sempre più profonda la convinzione che il nostro problema endemico sia l’evasione…E’ un’emergenza, la maggiore iniquità alla quale siamo esposti…bisogna intervenire radicalmente…

Accettiamo pure che la trascrizione non sia, i giornalisti -è noto- talvolta si esprimono in modo approssimativo, del tutto esaustiva del pensiero dell’avvocato, ma quel poco che filtra basta a inquietare (diciamo così per rimanere, come conviene, nella buona educazione) quei soliti noti (al fisco) che continuano a pagare pazientemente come asini (di nome e di fatto) per tutti gli altri (ignoti al fisco) e che questi discorsi, o pistolotti, li sanno (li saprebbero, se ne valesse la pena) recitare a memoria.

C’è al lavoro il solito tavolo di esperti dallo studio dei quali potrebbero emergere le misure più adatte da adottare per far fronte all’evasione stimata, lira più o meno, in 100 miliardi di euro sottratti ogni anno con destra tenacia e bieca competenza allo Stato: confidiamo in misure un po’ più realistiche di talune anticipazioni (premi per l’uso della carta di credito o lotteria -ti pareva- sugli scontrini fiscali o perfino detraibilità della fattura dell’idraulico, ipotesi questa con sopra due dita di ruggine per l’età) le quali, allo stato, non sembrano impensierire più di tanto la maggior parte degli evasori competenti, seri e seriali.

Il tema degli uccellatori delle imposte è, nel nostro Paese, argomento sensibile sopra ogni altro e da ambedue le parti, per chi paga e per chi dovrebbe provvedere (non tocca, viceversa, chi si arricchisce senza pagare), ma proprio per questo non fa buon effetto venire a conoscere che il primo ministro se ne sta convincendo or ora: è italiano, è colto, è un professionista attivo nel mondo del lavoro già prima che della politica e si sta (ancora) progressivamente convincendo del detto problema endemico il quale ci parifica, sotto questo aspetto, a Paesi che meglio sarebbe perdere che trovare?

Ma la domanda (retorica, per carità) è inezia.

Inoltre qualche cittadino, forse più pensoso di altri più superficiali, inizia ad averne abbastanza di nuovi patti con lo Stato o il governo, così come di contratti etc dato che non solo sono superflui sotto il profilo sostanziale e palesemente inutili sovrastrutture retoriche, ma anche vista la fine miseranda che essi, enunciati unicamente per furbesca demagogia, hanno fatto finora: si attende, viceversa, qualche risultato, e non continue promesse, dal patto fondamentale e originale che c’è già e che, temporibus illis (nello scorso secolo e millennio), ha dato vita all’Italia moderna.

Basta e avanza quello, dato che lo Stato già si basa, senza andare più indietro a scomodare Hobbes, Locke, Rousseau e compagnia, sul primo patto o contratto sociale che gli ha dato vita e validità e sarebbe più che sufficiente farlo funzionare in modo decente (rectius: assolverne almeno taluni obblighi principali: vedi, ad esempio, proprio l’articolo 53 della Costituzione in materia di concorso -di tutti- alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva).

Non abbiamo bisogno di parole, anche se comprendiamo che essendo esse gratuite, la tentazione è forte (senza eccezione) nei rappresentanti politici, ma di lavoro onesto, competente, tenace, progressivo e trasparente.

Ne comprendiamo la fatica, presente nel lavoro in genere e anche maggiore in quelli difficili, e nessuno pretende magie che in un batter d’occhio sanino piaghe d’Egitto cronicizzate dall’incompetenza o dall’impotenza, ma ci accontentiamo (ci accontenteremmo) di verificare passi, anche piccoli e forzatamente progressivi, ma veri, nella direzione giusta.

Davvero il presidente del Consiglio bis pensa che proponendo un (nuovo) patto ai cittadini italiani, quale si vedrà ammesso che non sia già a prendere polvere in archivio come i velleitari e pletorici 29 punti, accorrano alla firma coloro i quali, da ignoti o da furbi, continuano a non pagare niente?
In ogni caso, altro non potendo fare, si rimane in trepida attesa.

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