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APOCRIFA – Compiti delle vacanze

Caro diario,
si avvicina a piccoli passi il tempo della riapertura delle scuole, quello che Enzo Biagi motivatamente indicava come il giorno più triste dell’anno.

Tutto congiura infatti: le giornate, dopo essere rimaste sospese in bilico fino ai Ferri d’Agosto, si accorciano a vista d’occhio quasi volessero recuperare il tempo perduto e il buio incipiente segnala che presto sarà autunno uggioso di pioggia, le foglie dei placidi platani sono già marezzate da tempo e in buona parte giacciono fra le affioranti radici in attesa di marcire, a sera fa freddo sulla riva del mare e in montagna si accendono le prime stufe della stagione, ma nessuno ancora ne apprezza il profumo del larice che scoppietta e nemmeno serve rifiutarsi tenacemente di infilare il golfino in un ultimo e poetico tentativo di contrastare la realtà metereologica giacché la Terra ruota implacabile allontanandosi lungo la sua invisibile rotaia stesa nello spazio e basta osservare come la Luna, ogni sera, sorga in un punto più distante del grande cielo.

Precipitiamo verso l’Equinozio che ci attrae minaccioso come un buco nero.

Il tempo dei giochi spensierati si annebbia pian piano in una visione di matite e quaderni che la novità dei colori e delle forme non basta a esorcizzare.

Quest’anno, bisestile quanti altri mai, alla tristezza della ripresa si aggiunge la preoccupazione per un futuro non tanto incerto (poiché incerto lo è da sempre) quanto piuttosto complesso da gestire a causa dell’infezione che imperversa fin dalle prime settimane del 2020.

Il virus, a costo di smentire clamorosamente importanti luminari di scientifica e autorevole opinione contraria, ignora le accanite contese che caratterizzano e fanno perdere tempo ai concupiti soggetti delle sue non gradite attenzioni e procede a fare il suo mestiere che è quello di rimanere attivo e riprodursi infettando tutti quelli che incontra, in tal modo garantendosi la sopravvivenza, fino a quando qualcuno o qualcosa non lo ferma.

Ora, dopo mesi impiegati a discutere intorno ai banchi, qualcuno si accorge che gli studenti, piccoli e grandi, bisogna anche pur in qualche modo trasportarli fino alle scuole e il cerino, sempre quello, ricomincia a essere trasferito di dita in dita.

Caro diario, un tema ricorrente dei compiti delle vacanze era, nel secolo e millennio scorso, raccontare, raccogliendo magari anche qualche evidenza da incollare sulle pagine del quaderno, cosa mai fosse successo degno di memoria e anch’io ho provato a cimentarmi di nuovo nell’obsoleto esercizio.

Ho tenuto qualche copia di quotidiano (dal 17 agosto) di cui trascrivo, di seguito, alcuni titoli di prima pagina.

Il governo chiude le discoteche; Scuola, l’altolà dei presidi; Scuola, divisi sulle regole; Impennata dei contagi: 845; Vacanze, il virus corre; Contagi oltre quota mille; Contagi, preoccupano i rientri; Scuola, si cercano aule; Allarme contagi in discoteca; Scuola, il caos delle misure; Il caso dei docenti che chiedono di restare a casa; Macron: chiusura possibile; No a un’altra chiusura; In classe senza la mascherina; Vaccino a medici e anziani;Virus, ecco il piano segreto

Il presidente della Camera: Ora (31 agosto, ndr) basta scontri su ragazzi e studio.

Zattere nella corrente.
Ma ce la faremo, anche senza timone.
Sì, mai più come prima.

E’ vero: i tuttologi e gli opinionisti generici che in TV si affrontavano in qualsivoglia certame hanno, senza suscitare eccessivi rimpianti, lasciato il posto a una nuova serie emergente di esperti fino a ieri presso che sconosciuta ai più la quale, però, non appena dischiusosi l’uscio, ne ha approfittato per irrompere clamorosamente sul palcoscenico e occuparlo a oltranza: gli scienziati e gli specialisti medici.

A ciascuno il suo momento e già Qohèlet (3, 1-15) sommessamente e inascoltato avvertiva che c’è un tempo per ogni cosa.

La gente comune ne aveva, degli scienziati, un’idea forse non completamente chiara quanto alle rispettive funzioni (non tutti erano al corrente che esistessero così numerosi virologi, epidemiologi, infettivologi etc), ma certo ammantata dal fascino (e dalla speranza) delle competenze che, talvolta anche in misura maggiore del dovuto, si tende ad accreditare al misterioso sapere scientifico il quale notoriamente non è per tutti, ma riservato ai più bravi.

Chiamata in soccorso, la Scienza non ha dato gran prova di sé, salvo qualche lodevole eccezione, palesando -davanti a un fenomeno ignoto- sia la mancanza d’umiltà sia la litigiosità e supponenza tipica di ogni altra fascia di persone importanti. Facendo osservare alla professoressa Ilaria Capua che gli scienziati dovranno fare autocritica (anche per non avere previsto in tempo il fenomeno che prevedibile era).

E’ così caduta un’altra, forse ultima, illusione, ma non ce ne dogliamo più di tanto, anzi: meglio non coltivare pericolose utopie e convincersi piuttosto che l’essere umano è quello che è indipendentemente dall’abito che indossa o dalla funzione che svolge.
A ogni piano e in ogni stanza del brulicante falanstèrio in cui si vive è possibile trovare brave persone o mele bacate, uomini e donne che fanno il loro dovere o pappagalli antropomorfi, motivi seri o motivi abietti e futili indipendentemente dai rispettivi titoli e fama (cui in antico, saggiamente peraltro, si attribuivano contorni assai mutevoli e indistinti confini fra vero e falso).

LMPD

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