HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – Il velo

L’APPROFONDIMENTO – Il velo

L’eguaglianza tra maschi e femmine ha caratterizzato il 99% della vita della nostra specie e, in epoca storica, sappiamo che i Sumeri garantivano ancora una ragionevole parità di diritti tra uomini e donne, le quali potevano avere accesso all’educazione, disporre di proprietà personali e svolgere ruoli in ambito religioso, professionale e persino militare.

Il passaggio dalle città-stato all’impero, la trasformazione della struttura sociale in classi e la conduzione di continue guerre di conquista, favorirono l’emergenza del patriarcato e il soggiogamento delle donne. E insieme a questo, la comparsa del velo.

In epoca Assira, circa 3500 anni fa, l’uso del velo fu normato per iscritto in una serie di 14 tavolette ed era finalizzato a segnalare lo status sociale e matrimoniale della donna, nel contesto di un ambiente fortemente patriarcale. A schiave e prostitute non era consentito di portare il velo ed erano previste punizioni in caso di violazione della legge.

Da allora il velo è presente con continuità, sebbene in forme diverse, in innumerevoli tradizioni culturali e religiose, non risparmiando nessuna delle tre principali fedi monoteiste. In tutte queste tradizioni è prevalente l’assetto patriarcale della società; quindi, non è facile dirimere se il velo è sopravvissuto per millenni “a causa” o “nel contesto” della negazione dei diritti delle donne.

In tempi recenti, in presenza di considerevoli passi avanti verso la parità tra uomini e donne, la cultura occidentale ha condotto campagne di dissuasione dall’uso del velo, per ripudiare questo fossile del patriarcato.

Ciò ha evocato – per reazione – una diffusa rivendicazione del velo come segno identitario di tipo politico o religioso: gruppi che includono musulmane, femministe, antirazzisti, sostengono infatti che il velo può servire a contrastare un’agenda neo-coloniale che punta all’assimilazione forzata.

D’altro canto, in tempi recentissimi, in Iran, sono state organizzate coraggiose dimostrazioni contro l’uso del velo, in risposta alle imposizioni di un regime teocratico percepito come maschilista e oppressivo.

Il tema è quindi molto complesso dal punto di vista storico, antropologico, religioso e politico.

Un piccolo elemento di certezza sembra arrivare da un recente articolo che documenta il rischio sanitario associato all’uso del velo in occasione di incidenti stradali, con possibile comparsa di lesioni da strangolamento, definite “sindrome di Isadora Duncan”.

Restando in tema di scelte di abbigliamento, va peraltro ricordato che anche l’uso di tacchi alti è stato associato a rischi non trascurabili per il benessere e la salute delle donne, a fronte però di vantaggi di tipo psicologico.

Questi due spunti tratti dalla letteratura scientifica, pur nella loro limitatezza, servono a ricordare che il velo alla fine è un indumento e che – se non imposto – può essere indossato con piacere, persino a scapito della propria salute (come le scarpe con i tacchi alti).

Un riferimento finale all’etimologia: velum è un vocabolo che gli antichi Romani utilizzavano sia per il velo che nasconde, sia per la vela che consente la navigazione.
Lasciamo quindi che la libertà gonfi la vela della scelta per tutte le donne del mondo.

Davide Caramella

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